Massimo Chietera, l’avvocato che da sempre difende la causa biancoazzurra
Di Luigi Mazzoccoli
Ha 50 anni, è sposato e di professione è avvocato. Massimo Chietera, che per tutti allo stadio è “Geppo”, segue il Matera da quando aveva 6 anni. Qualche anno dopo si avvicinò al gruppo dei Viking Korps, di cui è stato tra gli elementi più attivi fino allo scioglimento.
Ciao Massimo, come e quando è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?
C’è una data precisa, il 23 settembre del 1979, il giorno dell’esordio casalingo del Matera nello storico campionato di serie B. Al XXI Settembre arrivava il Taranto e io ci andai con mio padre ed alcuni parenti tarantini. Quel giorno presi quella sana malattia da cui non sono mai guarito.
Ricordi ancora l’emozione provata quel giorno?
Si, quell’emozione è indimenticabile: lo stadio stracolmo e un grande sventolio di bandiere, biancoazzurre e rossoblù insieme (allora non c’era separazione tra tifoseria di casa e ospite, ndr). Uno spettacolo incredibile, che mi godetti nel primo tempo dalla tribuna laterale, mentre nel secondo, non ricordo come e perchè, mi ritrovai in curva Sud.
Qualche anno dopo sei invece passato in gradinata e sei entrato nel gruppo dei Viking Korps.
Si, all’età di 10 anni andavo già da solo allo stadio e rimasi affascinato da questo gruppo di ragazzi più grandi di me: mi ci avvicinai e loro mi accolsero subito come fossi un fratello minore. Tra loro c’erano Tommaso Taccardi, Giuseppe Bianco, Peppe Moretti, Gianni Madio, Franco Cavalluzzi, Salvatore Mussolino, Roberto Capece ed altri. Persone che per me ancora oggi sono più che amici, direi fratelli, come tante altre persone con cui non c’è un vero e proprio rapporto d’amicizia ma che incontro allo stadio, alcuni saltuariamente. Con tutti loro avverto un legame forte che non si estingue mai, perchè ci unisce l’ideale della maglia del Matera, che per noi è molto di più di una semplice squadra di calcio. E’ un sentimento più forte di quello che provo per i miei amici più cari che frequento quotidianamente.
Hai qualche aneddoto particolare da raccontarci?
Le domeniche mattina che iniziavano presto, alle 8 allo stadio. Ci incontravamo lì per montare gli striscioni e preparare le coreografie. Momenti bellissimi che sono impressi nel mio cuore. E poi le trasferte, una più bella dell’altra. Ricordo quella di Paola, ad altissima tensione: lì venne fuori tutta la compattezza e l’unità del gruppo, che grazie a questo e nonostante tutto si fece rispettare. E poi più di recente, negli ultimi campionati di serie C, le trasferte ad Ischia dove vincemmo 5-0 e vivemmo una giornata spensierata, quasi una scampagnata in compagnia degli amici; e a Salerno dove in uno stadio pieno la squadra affrontò senza timore la capolista e vinse con un gol all’ultimo minuto…quella sera piansi di gioia.
Cosa rispondevi a chi, come tutti noi fratelli biancoazzurri, negli anni bui ci sentivamo dire: “Ancora appresso al Matera vai?”
Affermando con ancora più orgoglio il mio attaccamento alla squadra della mia città.
Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?
La più grande delusione la trasferta di Noicattaro, all’ultima giornata del campionato 1988/89, quando con l’1-1 finale il Matera dovette cedere per un punto la promozione in serie C all’Altamura. La più grande gioia è stata la promozione in C2 del 1991 con quella memorabile trasferta a Gangi il 19 maggio del 1991, quando in mille raggiungemmo la cittadina siciliana per la gara di ritorno dello spareggio promozione (finì 0-0, che bastò dopo il 2-0 dell’andata al XXI Settembre una settimana prima, ndr).
Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?
I giocatori sono quattro: Ciccio Doriano, Mimmo Galeano, che ci fece impazzire col quel gol su punizione da 30 metri nel derby col Potenza ed annessa “smitragliata” ai tifosi potentini, il nostro Alberto Marsico e il poco conosciuto Maurizio Di Fruscia, che giocò a Matera solo una stagione (quella del 1987-88, ndr) ed era il classico difensore duro e spietato di quegli anni, con tanto di baffoni. L’allenatore Gaetano Auteri, che proponeva un calcio spettacolare e giocava sempre per vincere. Il presidente Vito Ripoli, tifoso vero e persona intelligente.
Cosa ne pensi del Matera attuale e cosa vedi nel futuro del calcio biancoazzurro?
Dobbiamo rendere grande merito al presidente Petraglia per aver riportato il Matera in serie D. E’ importante però che quest’anno si siano avvicinati diversi imprenditori locali come sponsor, soprattutto la VIM di Michele Motta. Mi auguro che già dall’anno prossimo la loro presenza in società sia ancora più forte per poter programmare un futuro vincente per il nostro amato Matera.
Grazie Massimo e sempre FORZA BUE!