Michele Motta: “Il Matera una passione totalizzante”

Di Luigi Mazzoccoli

Ha 60 anni ed è a capo della VIM, grande azienda di famiglia, leader in Italia nel settore della distribuzione farmaci. Ma prima di essere un grande imprenditore, Michele Motta è un grande cuore biancoazzurro. Lui infatti negli anni ’70 ha dato inizio al movimento ultras a Matera, fondando lo storico gruppo dei Viking Korps.

Michele Motta al centro della gradinata sopra lo striscione VIKING negli anni ’70

Ciao Michele, come e quando è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?

E’ nata per caso. A differenza di quasi tutti gli altri non me l’ha trasmessa mio padre, che non si è mai interessato al calcio. C’entra invece mia madre, che era di Laterza. Ricordo che avevo 6 anni e un giorno il Matera giocava un’amichevole proprio con i laertini, la classica partita di allenamento infrasettimanale. Andammo a vederla, il Matera vinse 5-0 e lì mi innamorai. Qualche anno dopo iniziai ad andare da solo allo stadio e da allora è sempre stata una grande passione. Totalizzante direi.

Tanto che sei stato tra i promotori della nascita del movimento ultras a Matera, fondando il gruppo dei Viking Korps

Si, ricordo che i primi tempi ci limitavamo a tappezzare di striscioni la gradinata. Il primo “BRIGATE BIANCOAZZURRE” lo facemmo sul balcone di casa mia. Poi ci spostammo in una casa di campagna dove realizzammo lo striscione “ULTRAS”: quello divenne il nostro quartier generale, un vero e proprio laboratorio. Invece il primo striscione dei Viking lo facemmo a casa di Salvatore Mussolino a Serra Venerdì. Decidemmo quel nome perchè era originale e rispecchiava lo spirito del gruppo che stava nascendo: ci sentivamo un po’ guerrieri ed eravamo compatti come i vichinghi.

Ci racconti qualche aneddoto particolare di quegli anni?

Ricordo la sensazione adrenalinica delle trasferte. Allora non c’era settore ospiti negli stadi, dovevamo ricavarci noi uno spazio per poter seguire la partita e cantare, magari accanto ai tifosi avversari. E non esistevano scorte. Bellissima in particolare una trasferta a Barletta: perdevamo 2-1, poi entrò Pino Raffaele che era arrivato in settimana a Matera, e negli ultimi minuti fece una doppietta e ribaltò la partita che finì così 3-2 per noi. Al fischio dell’arbitro intonammo il coro “Serie B, serie B” e quel giorno avemmo la sensazione che avremmo vinto il campionato. Quando invece il Matera giocava in casa, a fine partita ci riunivamo in centinaia sotto la tribuna la laterale, dove c’era una cabina telefonica e chiamavamo i bar o le emittenti televisive delle città dove giocavano le nostre avversarie per sapere i risultati.

Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?

La più grande delusione il pareggio a Noicattaro nell’ultima giornata del campionato di serie D ’88-’89: era una partita da vincere assolutamente e invece no. E così perdemmo il campionato. La più grande gioia è legata soprattutto all’atmosfera di festa che si respirava negli anni ’70 la domenica: quando il Matera giocava in casa, la giornata iniziava la mattina alle 10 con la sfilata dallo stadio fino in Piazza Vittorio Veneto e ritorno, addirittura nelle partite più importanti c’era anche la banda che suonava su un camion.  Era un uragano di emozioni, che culminò con la promozione in serie B in quella memorabile giornata di Lucca, in cui tra l’altro mi ruppi una gamba per scavalcare la recinzione ed entrare negli spogliatoi.

Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?

Il presidente ovviamente il grande Franco Salerno. L’allenatore Franco Gagliardi, che portò a Matera un calcio moderno mai visto prima: quella squadra faceva un gioco spettacolare. I giocatori sono due: Mario Morello, gran centrocampista che aveva classe e personalità eccezionali, nonostante sembrasse un po’ dinoccolato; e poi Vito Chimenti, quello che ha fatto appassionare al calcio tanti materani, giocatore e persona straordinaria. Ricordo un suo gran gol in un Matera-Bari finita 2-2: era barese eppure esultò come e più delle altre volte, a differenza dei teatrini che fanno oggi. Immenso.

Dopo anni di vuoto, si sta finalmente ricreando un bel movimento, con i ragazzi della Curva Sud che si stanno facendo rispettare sia in casa che in trasferta. Dall’alto della tua esperienza cosa ti senti di dirgli?

Che sono eccezionali e un po’ li invidio. Sia perchè mi ricordano gli anni della mia gioventù e anche perchè li vedo davvero uniti e compatti, in casa e fuori. Ai miei tempi invece il gruppo si allargava o si riduceva a seconda dell’andamento della squadra.

Tu hai avuto anche una breve esperienza da socio e dirigente del Matera nella stagione ’87-’88

Si ma purtroppo non finì bene. Ero giovane e mi feci coinvolgere insieme ad altri imprenditori materani. Ma all’interno della società non tutto filò liscio e a fine stagione la mia famiglia subì una pesante perdita finanziaria. Decisi di lasciare. E’ una ferita che ancora non si è rimarginata, mi sono sentito come un innamorato tradito.

Però segui ancora oggi il Matera, qualche volta anche in trasferta. Cosa ne pensi di questa squadra?

I ragazzi sono eccezionali, merito a loro e a mister Ciullo. Entrano sempre in campo a testa alta e senza timore di nessuno. E hanno dimostrato di poter vincere contro chiunque. Grande merito anche al presidente Petraglia e al direttore sportivo Bolzan perchè hanno fatto un lavoro eccellente.

Grazie Michele e sempre FORZA BUE!