PRIMO PIANOCUORI BIANCAZZURRI

Peppe Moretti, il “vikingo” venuto da Torre del Greco

Peppe Moretti, 55 anni, di professione installatore di impianti telefonici. Giunto a Matera da Torre del Greco con la famiglia quando era bambino, è stato tra i primi ad aderire al gruppo ultras dei Viking Korps. Da qualche anno vive a Vicenza.

Ciao Peppe, tu sei arrivato a Matera che avevi solo 3 anni. Come è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?

Abitavamo in un palazzo affacciato sullo stadio e ricordo che mio padre la domenica mi portava sul terrazzo, da dove potevamo vedere le partite. Qualche anno dopo ho cominciato a frequentare lo stadio, sempre con mio padre. Lì ho fatto le prime amicizie e così ho cominciato ad andarci da solo. Da allora il Matera calcio è diventata una grande passione.

Il tuo primo ricordo personale legato al Matera?

Sicuramente la trasferta a Lucca in cui conquistammo la serie B (il 9 giugno 1979, quando il Matera ottenne la promozione battendo la Lucchese 4-0, ndr): una grande festa, con oltre 4.000 materani giunti in Toscana con tutti i mezzi. Il Porta Elisa era tutto biancoazzurro, una giornata fantastica.

Tu sei stato tra i primi ad aderire ai Viking Korps. Cosa ti è rimasto di quell’esperienza?

Peppe Moretti (a sinistra) con Tommaso Taccardi e Renzo Adorisio

Sono stati anni bellissimi. Allora avevo 16 anni e tanti altri ragazzini della mia età seguirono con entusiasmo i più grandi che avevano fondato il gruppo. Ci ritrovavamo tutti i giorni nella nostra sede e si parlava tanto, soprattutto di calcio ma non solo. Come in ogni gruppo c’erano delle regole da seguire, soprattutto il rispetto e l’educazione. E poi ricordo l’entusiasmo nell’organizzare le coreografie e le trasferte. È stata una vera e propria scuola di vita che mi ha formato come uomo. Molti di quei ragazzi, ormai uomini maturi, sono ancora miei amici: Tommaso Taccardi, Pino Bianco, Renzo e Rocco Adorisio, Domenico Amodio, Massimo Chietera e altri. Ci vogliamo bene come fratelli.

Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?

Il giocatore senza dubbio Ciccio Doriano (attaccante per quattro stagioni a Matera dal 1984 al 1988, ndr), ma anche Renato Angelè (quattro stagioni nel Matera dal 1985 al 1989, ndr): con loro eravamo e siamo ancora amici. L’allenatore il compianto Marcello Pasquino (che condusse la squadra alla promozione in serie C nel 1991, venuto a mancare prematuramente nel 2018, ndr): un grande trascinatore per la squadra ma anche per noi tifosi.  Invece non voglio citare un presidente ma Carlo Marinaro (vicepresidente del Matera dal 1989 al 1993, scomparso prematuramente nel 2017, ndr) che volle coinvolgerci nella vita societaria: in quegli anni non eravamo semplici spettatori ma attori protagonisti delle vicende biancoazzurre.

Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?

La più grande gioia è stata la promozione in C2 del 1991 con quella memorabile trasferta a Gangi il 19 maggio del 1991, quando in mille raggiungemmo la cittadina siciliana per la gara di ritorno dello spareggio promozione (finì 0-0, che bastò dopo il 2-0 dell’andata al XXI Settembre una settimana prima, ndr). Una trasferta lunga e faticosa, ma una grande gioia che porterò per sempre nel mio cuore. Delusioni no, il tifoso che segue con passione la sua squadra non può essere mai deluso, per il fatto stesso di sostenere con orgoglio i colori della propria città.

Cosa rispondevi a chi, come tutti noi fratelli biancoazzurri, negli anni bui ci sentivamo dire: “Ancora appresso al Matera vai?”

Li ho sempre ignorati, non meritavano alcuna risposta.

Cosa si dovrebbe fare secondo te per riaccendere la passione per il Matera tra i giovani e i giovanissimi?

Occorre riscoprire soprattutto il senso di appartenenza alla città, amarla e sostenerla in tutti i campi e in ogni occasione. Io non sono nato a Matera ma me ne sono innamorato dal primo giorno che ci sono arrivato.

Cosa pensi del presente e delle prospettive future del calcio materano?

Il momento generale è difficile ma sono ottimista. Mi sembra che le cose si stiano finalmente mettendo per il meglio e sono sicuro che presto anche la tifoseria ritroverà entusiasmo per il Bue.

Ora che sei lontano da Matera, come vivi la passione per i colori biancoazzurri?

Continuo a seguirlo soprattutto mantenendo contatti quotidiani con i miei vecchi amici dei Viking: allora eravamo un gruppo allo stadio, ora lo siamo ancora nella vita. Mi informo da loro e anche attraverso Internet. Ammetto che è triste stare lontano, ma i colori biancoazzurri li porto sempre dentro di me e questa passione, pur avvertendo la distanza, mi rende felice.

Grazie Peppe e sempre FORZA BUE!