Pino Bianco, il “Pinguino” che teneva calda la gradinata
Pino Bianco, 56 anni, magazziniere di un’attività commerciale. Per anni membro dello storico gruppo ultras dei Viking Korps ’78, da tempo vive e lavora a Bitonto (BA). Per tutti è “Pinguino”.
Ciao Pino, come e quando è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?
Ho sempre amato il calcio e da bambino abitavo nel rione Piccianello, a due passi dallo stadio. Impossibile non appassionarsi. E così sin da allora ho seguito il Matera.
Il tuo primo ricordo personale legato al Matera?
Sicuramente la promozione in serie B. Una stagione esaltante, quel clima di festa che io vivevo tutta la settimana e avvertivo anche in casa, anche se praticamente stavo tutto il tempo allo stadio.
Tu per tanti anni sei stato uno dei principali animatori del gruppo ultras dei Viking Korps ‘78. Cosa ti è rimasto di quell’esperienza? Hai qualche aneddoto da raccontarci?
Eravamo un bel gruppo, molto unito. Ricordo Peppe Moretti, Gianni Madio, i fratelli Mussolino, Tommaso Taccardi, i fratelli Adorisio, Franco Cavalluzzi, Michele Selvaggio (questi ultimi due li abbiamo già intervistati per questa rubrica, ndr) e altri. Ognuno aveva un ruolo, io mi occupavo dell’organizzazione logistica delle trasferte ed ero anche il tesoriere: organizzavo collette e cercavo sponsor per finanziare le attività del gruppo. A questo proposito, a distanza di anni voglio ringraziare pubblicamente l’allora sindaco Saverio Acito (primo cittadino di Matera dal 1986 al 1994, ndr) e l’imprenditore Francesco Santantonio che sono stati sempre molto disponibili e generosi. Casa nostra ero lo stadio, spesso la domenica pranzavamo tutti insieme in un locale sotto la gradinata, soprattutto in occasione di partite importanti, quando dovevamo preparare le coreografie.
Sia tu che tuo fratello Antonio, che faceva parte di un altro gruppo, la domenica praticamente non c’eravate mai a casa perché seguivate sempre il Matera, anche in trasferta. Come la prendevano i vostri genitori?
Certo avrebbero voluto che qualche volta rimanessimo a casa e trascorrere la domenica tutti insieme. Ma sapevano che noi lo facevamo per passione e ci lasciavano fare.
Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?
Il giocatore senza dubbio Ciccio Doriano (attaccante per quattro stagioni a Matera dal 1984 al 1988, ndr) ma anche Piero Caputo e Salvatore Ciullo (tra i protagonisti dell’esaltante promozione in serie C nella stagione 1990-91, ndr). Con loro capitava anche di uscire insieme la sera. L’allenatore Franco Di Benedetto, ricordo che una volta volle organizzare una partitella tra la squadra e noi dei Viking: finì 9-1 per loro, ma fummo noi ad andare in vantaggio proprio con un mio goal in rovesciata su assist di Tommaso Taccardi: “Ma da quale pianeta arrivate?”, ci disse scherzando. Per i giocatori ma anche per noi era un papà, oltre che l’allenatore. Ricordo con affetto anche il compianto Marcello Pasquino (che condusse la squadra alla promozione in serie C nel 1991, venuto a mancare prematuramente nel 2008, ndr) e Franco Gagliardi (allenatore del Matera nella stagione 1988-89, ndr) che dormiva nell’albergo in cui io allora lavoravo: quante chiacchierate notturne, si confidava con me e mi dava notizie in anteprima sulla squadra. Il presidente senza dubbio il grande Franco Salerno che ha regalato alla città la serie B. Una menzione particolare per il compianto Carlo Marinaro (vicepresidente del Matera dal 1989 al 1993, scomparso prematuramente nel 2017, ndr), persona straordinaria, di grande umanità e generosità.
Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?
La più grande gioia è stata appunto la promozione in serie B. La più grande delusione non è venuta dal campo ma da fuori: l’assenza di alcuni imprenditori materani che, nei momenti di crisi, avrebbero potuto fare molto per la squadra ma non l’hanno fatto. Ma devo riconoscere che altri invece si sono impegnati ma sono rimasti “scottati”.
Cosa rispondevi a chi, come tutti noi fratelli biancoazzurri, negli anni bui ci sentivamo dire: “Ancora appresso al Matera vai?”
Gli ho sempre risposto con i fatti. Per me seguire il Matera era comunque una gioia, se si vinceva o se si perdeva. Io vivo a Bitonto da ormai vent’anni, qui ho messo su famiglia, ma comunque tutte le volte che posso vengo a Matera per andare allo stadio, in qualunque categoria. Due anni fa ho anche aderito all’iniziativa di alcuni miei vecchi amici tifosi che hanno fondato l’USD Matera 2019, che quest’anno si è fusa col Grumentum. Insomma, ho dato una mano concreta al rilancio del calcio materano e ne sono orgoglioso.
Cosa si dovrebbe fare secondo te per riaccendere la passione per il Matera tra i giovani e i giovanissimi?
I risultati sono il miglior incentivo. E per ottenerli ci vuole una società seria e forte. L’avvocato Petraglia sta facendo le cose per bene e credo che questa sia la strada giusta.
Cosa pensi del presente e delle prospettive future del calcio materano?
Io sono ottimista: l’anno prossimo torneremo in serie D e poi, chissà, in campionati che più ci competono.
Grazie Pino e sempre FORZA BUE!