Vincenzo Fontana, di padre in figlio nel nome del Matera
Vincenzo Fontana, 44 anni, di professione responsabile di un centro socio-riabilitativo. Per anni membro del gruppo ultras dei Pessimi Elementi, da tempo vive e lavora a Rimini.
Ciao Vincenzo, come e quando è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?
La passione mi è stata trasmessa da mio padre. Quando avevo 6 anni mi portò in trasferta a Squinzano: ricordo che fu una domenica molto movimentata…Continuai ad andare allo stadio con lui, in tribuna laterale: da lì vedevo la gradinata di fronte e rimanevo affascinato nel vedere un tipo col sombrero (Salvatore Mussolino, ndr) che intonava i cori e tutti lo seguivano; e poi i fumogeni, le bandiere, il rullo dei tamburi. E capii subito cosa volevo fare da grande.
Il tuo primo ricordo personale legato al Matera?
Era un Matera-Galatina del campionato ’88/’89. Anche quel giorno ero in laterale con mio padre ma gli dissi che volevo andare in gradinata. E così lui mi fece aprire il cancello da un addetto al servizio, attraversai tutto il campo e arrivato di fronte trovai Roberto, un esponente dei Viking Korps, che sembrava mi stesse aspettando e mi portò con lui nella bolgia: un’emozione incredibile!
Tu per tanti anni sei stato membro del gruppo ultras dei Pessimi Elementi. Cosa ti è rimasto di quell’esperienza?
Quell’esperienza mi ha dato tantissimo: in quegli anni ho conosciuto tante bellissime persone a cui ancora oggi sono molto legato, sebbene io viva lontano da Matera. E poi l’orgoglio di aver fatto parte di un gruppo tra i più caldi, passionali e rispettati d’Italia

Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?
Il giocatore senza dubbio Alberto Marsico. Come allenatore nessuno in particolare, il presidente invece Vito Ripoli, un padre per noi: quante volte ci ha aspettato fuori dalle questure fino a tarda notte; e poi Giacinto Losignore (storico ultras del Matera che nella stagione 2005/2006 assunse per qualche mese la carica di presidente della società, ndr): uno di noi!
Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?
Portare i colori della nostra città in altri stadi: era questa la nostra gioia, aldilà dei risultati. Le delusioni? I vari fallimenti. Quando fallisce una società di calcio è un evento drammatico che coinvolge il tessuto sociale di un’intera comunità. Si è vittime di un sistema malato che non funziona e che calpesta i sentimenti dell’unica parte sana di questo mondo: i tifosi.
Cosa rispondevi a chi, come tutti noi fratelli biancoazzurri, negli anni bui ci sentivamo dire: “Ancora appresso al Matera vai”?
NAN V’ P’NZEM’ PREPT! (che era proprio il motto dei Pessimi Elementi, ndr)
Cosa si dovrebbe fare secondo te per riaccendere la passione per il Matera tra i giovani e i giovanissimi?
Promuovere la squadra di calcio cittadina con iniziative nelle scuole primarie e secondarie.
Cosa pensi del presente e delle prospettive future del calcio materano?
Sono state troppe le delusioni, preferisco non farmi prendere troppo dall’entusiasmo. Mi auguro solo che presto il Matera ritorni su scenari che le competono e che la città merita.
Da tempo ti sei trasferito a Rimini, come vivi da lì la passione per i colori biancoazzurri?
Grazie alla tecnologia posso seguire la squadra anche a distanza e lo faccio costantemente, come se fossi a Matera. Non è cambiato nulla.
Grazie Vincenzo e sempre FORZA BUE!