Porte chiuse…in faccia alla passione
“You’ll Never Walk Alone”. Non camminerai mai sola. E’ una canzone del 1945 che dagli anni ’60 è diventato l’inno ufficiale del Liverpool. A ogni partita parte dagli altoparlanti dello stadio di Anfield Road pochi minuti prima del calcio d’inizio, accompagnata dal coro di tutto il pubblico. I tifosi dei Reds poi, la intonano anche a fine partita, sia in casa che in trasferta a sottolineare come nei momenti belli e in quelli difficili, non importa contro chi e come, quegli undici ragazzi avranno il loro sostegno. Sempre e comunque. In quella frase c’è tutto il senso del calcio, lo sport più bello del mondo. Che non è, come qualcuno scioccamente blatera, una semplice “partita di pallone”.
La fede per la squadra della propria città è passione, senso di appartenenza e orgoglio identitario, valori considerati arcaici nella società liquida di oggi, dove prevale l’ “usa e getta” anche nei sentimenti. Ma allo stadio no. E forse questo dà fastidio a qualcuno. Bisogna richiamare all’ordine questi scalmanati, colpirne uno per educarne cento e farli ritornare tutti allineati e coperti, magari davanti alla TV. E via così di diffide, trasferte vietate, partite a porte chiuse…in una parola, repressione. Che ormai in Italia si sta facendo sempre più intensa, dalla serie A alle categorie dilettantistiche. Lo Stato italiano ha alzato bandiera bianca, ammettendo implicitamente la propria incapacità di gestire l’ordine pubblico, scaricando poi le responsabilità sugli unici che non ne hanno: le società e i tifosi.
Esattamente quello che è successo 15 giorni fa ad Altamura in occasione della partita tra la squadra locale e il Matera. Era ben noto l’astio da parte della tifoseria biancorossa nei confronti di quella biancoazzurra e si sapeva che quest’ultima si sarebbe recata in massa nel paese murgiano. Peccato che le autorità competenti si siano distratte e…sappiamo tutti quello che è successo: decine di macchine danneggiate e diversi feriti nella totale assenza di Forze dell’Ordine. Ma da allora ancora nessuno è stato chiamato alle proprie responsabilità. Si è preferito scaricarle sulla parte più debole, i tifosi appunto. E così domenica scorsa partita a porte chiuse per Altamura-Fasano e trasferta vietata ai materani a Lavello. E già era sembrata una decisione ingiusta per i tifosi biancoazzurri che, ricordiamo, erano stati vittime di un infame agguato ad Altamura a cui avevano reagito per difendere le proprie macchine e soprattutto se stessi.
Sembrava finita lì e invece: “Il Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive – si legge in una nota inviata dalla Prefettura di Matera al presidente Petraglia lunedì 17 aprile – ha preso atto di quanto accaduto in occasione della gara Team Altamura-Matera dello scorso 2 aprile, durante la quale si sono verificati violenti scontri con gravi ripercussioni per l’ordine e la sicurezza pubblica (…) e non potendosi escludere il ripetersi di analoghi episodi violenti in occasione delle prossime partite delle due compagini (…) dispone che la partita di calcio Matera-Barletta venga disputata in assenza di spettatori”. Insomma per i tifosi biancoazzurri il danno e la beffa o, con un espressione più colorita, “cornuti e mazziati”. Per giunta con la tifoseria barlettana c’è sempre stato storicamente rispetto reciproco, così come tra le due società: all’andata infatti il Matera e i suoi tifosi furono accolti in maniera assolutamente impeccabile. Altrettanto sarebbe stato per i barlettani domenica prossima: magari molti di loro si sarebbero organizzati con le famiglie per raggiungere la città dei Sassi in mattinata e trascorrere qualche ora nella Storia e nella Bellezza prima di andare allo stadio.
Insomma due intere comunità vengono ingiustamente penalizzate. “Sono letteralmente basito – ci dice il presidente Petraglia, raggiunto prontamente al telefono – è un provvedimento senza fondamento logico nè giuridico. Da avvocato lo dico a ragion veduta“. E ci preannuncia il ricorso d’urgenza al TAR contro questa assurda decisione. Speriamo che la giustizia tenga fede al suo nome. Matera sicuramente lo farà, come sempre.
Perchè BOS LASSUS FIRMIUS FIGIT PEDEM.