Prossima fermata: Santa Maria di Castellabate
Di Luigi Mazzoccoli
La squadra
La Polisportiva Santa Maria Cilento è stata fondata nel 1932 su volontà dell’allora podestà di Santa Maria di Castellabate Valentino Izzo. Negli anni ’50, inizia il percorso di rifondazione dello storico sodalizio giallorosso, che passa attraverso la presidenza per oltre quarant’anni dell’ingegner Antonio Carrano, a cui è intitolato l’impianto sportivo dove la Polisportiva svolge le proprie attività. La storia recente porta, invece, il nome di Francesco Tavassi, nipote dell’ingegner Carrano, che ha preso il timone della società agli inizi del 2000 ed è riuscito a coronare il sogno di portare il Santa Maria prima in Eccellenza e poi in serie D. Attualmente la squadra allenata da Antonio Rogazzo (subentrato a Osvaldo Ferullo alla 12° giornata) occupa il quartultimo posto in classifica insieme al Gravina con 19 punti, frutto di 4 vittorie, 7 pareggi e 9 sconfitte, con appena 15 gol segnati e ben 30 subiti. Miglior marcatore della squadra è Giovanbattista Catalano che ha segnato 3 reti. Nelle 10 partite finora disputate in casa il Santa Maria ha ottenuto 10 punti, grazie a 2 vittorie, 4 pareggi e altrettante sconfitte, con 9 gol segnati e 15 subiti. Non ci sono precedenti tra le due squadre in Campania, l’unica volta che le due squadre si sono incontrate è stata la gara d’andata disputata al XXI Settembre-Franco Salerno e terminata 1-1 con gol del pareggio di Cipolletta per il Matera.
La storia del paese
Santa Maria di Castellabate è una frazione del comune di Castellabate, che è in provincia di Salerno – precisamente sulla costa del Cilento – ed ha circa 9.000 abitanti. La storia di questo territorio è legata indissolubilmente alla figura di san Costabile Gentilcore, quarto abate della Badia di Cava e patrono del paese. Nel medesimo anno in cui fu elevato alla dignità di abate avviò i lavori di costruzione del castello di Sant’Angelo (10 ottobre 1123). L’abbaziato di Costabile fu breve: questi difatti si spense il 17 febbraio 1124. Il suo successore, l’abate Simeone, completò la costruzione del maniero e nel 1124 comprò dal conte di Acerno il porto “Travierso” e lo fece ampliare, sviluppando così il commercio.
Dal 1194 al 1266 il feudo fu sotto il dominio svevo, per passare poi sotto quello angioino. Il castello si rivelò un valido presidio e Castellabate, grazie anche ai benefici derivati dalla sua posizione naturale, divenne col tempo la più importante baronia del Cilento. Durante la guerra angioina-aragonese il castello subì gravi danni e venne conquistato nel 1286 dagli Almugaveri agli ordini di Giacomo I di Sicilia, che lo tennero fino al 1299 quando fu ripreso dagli uomini di re Carlo II d’Angiò. Re Alfonso V d’Aragona nel 1436 lo concesse a Giovanni, conte di Marsico e barone del Cilento, appartenente alla famiglia dei Sanseverino che lo amministrarono fino alla ribellione di Ferrante Sanseverino (1552), ultimo principe di Salerno. Da allora alla guida di Castellabate si avvicendarono diversi feudatari. La famiglia Granito, dopo diverse successioni, possedette il feudo fino all’eversione della feudalità avvenuta nel 1806.
Dal 1811 al 1860 fu capoluogo dell’omonimo circondario appartenente al distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie. Il territorio fu interessato dai moti cilentani del 1828, un tentativo di insurrezione per ottenere da Francesco I il ripristino della Costituzione del 1820 nel Regno delle Due Sicilie. Il 17 gennaio 1848 Castellabate insorse contro le autorità borboniche dando vita ai moti insurrezionali del 1848, a cui parteciparono gli esponenti delle famiglie gentilizie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia fu capoluogo dell’omonimo mandamento. Nel settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, il territorio, come gran parte della costa salernitana, fu teatro del cosiddetto sbarco a Salerno: le truppe degli alleati occuparono la marina di Castellabate per diversi giorni prima di avanzare verso Roma.
Il periodo post bellico fu caratterizzato dal contrasto tra i cittadini di Castellabate paese (il capoluogo storico sul colle) e quelli di Santa Maria (la frazione marina più sviluppata), che contendevano ai primi la sede comunale. Negli anni settanta il paese fu teatro di una profonda trasformazione urbana, che lo tramutò da territorio agricolo e dedito alla pesca a centro turistico balneare, con la costruzione di alberghi, camping, residence e seconde case estive. Castellabate è stata resa famosa dal film “Benvenuti al Sud“, che fu girato qui nel 2010 ed ebbe un grande successo di pubblico.
Cosa vedere a Castellabate
Il paese accoglie i visitatori con il belvedere di San Costabile: da qui la vista è straordinaria. Si ammirano infatti i tetti rossi di Santa Maria di Castellabate e del piccolo borgo di San Marco, altra frazione di Castellabate, con le spiagge del Pozzillo e di Santa Maria.
Al centro del borgo antico Il Castello dell’Abate, una fortezza costruita nel 1123 con scopo difensivo che dà il nome al paese. E’ dotato di mura perimetrali con quattro torri angolari a pianta rotonda e cela all’interno abitazioni, forni, cisterne e magazzini per le provviste. Sono accessibili i sotterranei che, secondo alcune leggende, raggiungono le frazioni marine per poter permettere la fuga in caso di invasione. La struttura, completamente restaurata, è diventata un luogo per manifestazioni artistiche, culturali e sociali. Alla bse di una della torri c’è una targa del 1811 dedicata a Gioacchino Murat, che a Castellabate disse: “QUI NON SI MUORE” riferendosi alla purezza della sua aria. Una frase resa ancora più celebre ai più dal noto film “Benvenuti al Sud” con Alessandro Siani e Claudio Bisio.
Passeggiando per le strade del borgo di Castellabate si incontrano ancora tracce del medioevo. Le incontriamo nel suo elegante centro storico, che presenta una caratteristico intreccio di stradine, di vicoli stretti sormontati da archi e ripide scalinate che si susseguono senza una precisa direzione. Ora si spalancano verso uno scorcio mozzafiato, ora conducono verso angoli suggestivi, ora in un anfratto incorniciato da una ricca vegetazione.
Non lontanissima dal Castello si erge la basilica di Santa Maria de Giulia, una chiesa del XII secolo in stile romanico che ancora oggi conserva alcune caratteristiche dell’impianto originale. L’interno si presenta diviso in tre navate, con una pavimentazione di maioliche del XV secolo. Vi si possono ammirare diverse opere di rilievo, tra cui un un dipinto raffigurante San Michele Arcangelo trionfante su Satana e un Trittico di Pavanino da Palermo, ritraente una Madonna in trono con Bambino e Santi. Proprio sul sagrato della basilica sorge la graziosa Cappella del Rosario, una chiesetta della seconda metà del ‘500. Ha un’unica navata e conserva al suo interno un altare in marmo policromo del ‘700. Poco distante il cuore del borgo, la piazzetta 10 Ottobre 1123, che prende il nome dalla data di fondazione del castello.
Suggestivo anche il Porto “Travierso”, chiamato comunemente Porto delle Gatte perché i suoi porticati, illuminati dai pescatori durante la notte, danno proprio l’idea degli occhi penetranti di un felino. Si tratta di una struttura risalente al XII secolo voluta dall’abate Simeone, che presenta una serie di archi dove un tempo venivano conservate le merci del Cilento scambiate con Cava de’Tirreni e Napoli. Con gli anni l’uso di questi archi è cambiato, passando da deposito di attrezzi dei pescatori ad un uso prettamente commerciale. Oggi infatti questo porticciolo è diventato un luogo mondano, con bar e ristoranti molto frequentati dai turisti in estate.