Prossima fermata: Afragola
di Giuseppe Abbatino
Per la XIII giornata del campionato di Serie D, il Matera affronterà la trasferta di Afragola, in una sfida inedita contro l’Afragolese.
La squadra:
L’A.S.D Afragolese 1944, è una società calcistica di Afragola comune di 64.000 abitanti della provincia di Napoli. La società fu fondata nel 1944 col nome di Polisportiva Afragolese. Nelle stagioni 1946-47 e 1947-48 militò nella Lega Sud di Serie C ottenendo un terzo posto e un dodicesimo posto. Retrocessa a causa della riforma in atto del campionato di Serie C, nel 1948-49 si classificò quindicesima nel girone M della Promozione Interregionale, subendo la seconda retrocessione consecutiva e la discesa nelle categorie regionali. Il club militò per circa trent’anni nelle divisioni regionali, assumendo per un breve periodo la denominazione di S.S. Virtus Afragolese, poi cambiata in A.C. Polisportiva Afragolese: in questi anni la squadra si aggiudicò un campionato di Prima Categoria nella stagione 1974-75 e disputò prevalentemente il massimo campionato campano, dove nella stagione 1980-81 si piazzò in prima posizione, conquistando la promozione nel Campionato Interregionale, dove l’Afragolese si rese subito protagonista di una stagione positiva, culminata con il primo posto in classifica nel girone H e con la promozione in Serie C2: tuttavia, la squadra non venne promossa perché fu declassata in seconda posizione a causa di una penalizzazione di 6 punti comminata per illecito sportivo. Nella stagione successiva i rossoblù raggiunsero il primo posto in graduatoria nel girone I, ottenendo la promozione in Serie C2 che le era sfuggita nell’annata precedente. Nella stagione d’esordio in Serie C2 l’Afragolese conclude la stagione in C2 in quarta posizione con 39 punti. Dopo sette stagioni consecutive in serie C2, con risultati altalenanti, nel 1989-90 viene radiata per un illecito amministrativo. La stagione seguente non partecipa a nessun campionato e nell’estate del 1991 acquisisce il titolo sportivo del U.S. Silvana Grumese e riparte dall’Interregionale, conclude il campionato con una retrocessione. Seguiranno 7 stagioni consecutive nei campionati regionali fino ad un ulteriore esclusione dai campionati per inadempienze finanziere nel 1998/99. Fino al 2000 la città di Afragola non ha nessuna squadra calcistica a rappresentarla. Nel 2001 la società viene rifondata con la denominazione di Gruppo Sportivo Pro Calcio Afragolese grazie all’acquisizione del titolo sportivo dell’A.C. Pro Calcio Pomigliano ripartendo dal campionato di Promozione. Ma ancora una volta nel 2006 viene esclusa dai campionati regionali per l’ennesima inadempienza finanziaria. Dal 2007 al 2013 il calcio sparisce da Afragola. Nell’estate del 2013 il club viene rifondato con il nome di Football Club Afragolese 1944,grazie all’acquisto del titolo sportivo dell’A.S.D. Granata 1924 ripartendo dal campionato di Prima Categoria, da dove inizia la scalata dell’attuale società ai campionati nazionali e durante la stagione 2019-20 di Eccellenza, interrotta e poi sospesa a causa dell’emergenza Covid-19, la squadra è stata promossa in Serie D, poiché il Consiglio Direttivo ha deliberato che tutte le squadre posizionate al primo posto di ogni girone fossero automaticamente promosse al suddetto campionato.
Ad oggi la società è presieduta dal vulcanico presidente Raffaele Niutta, che ha costruito in estate un squadra ambiziosa, affidando l’aspetto tecnico ad un ex Matera, Leonardo Bitetto, che con le sue 6 presenze nel 1979/80, ha contribuito alla scalata alla serie B dei biancoazzurri. Dopo un buon inizio di stagione con 13 punti raccolti in 8 giornate, subendo solo una sconfitta interna contro la Cavese, mister Bitetto viene sollevato dall’incarico a causa di tre sconfitte consecutive, al suo posto è subentrato Massimo Agovino, che al suo esordio ha racimolato un misero pareggio contro la Puteolana, ultima della classe. Con i suoi 14 punti, occupa il nono posto in classifica, frutto di 3 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte. Sono 18 le reti segnate di cui 9 reti messe a referto dall’attaccante Fabio Longo, bomber di razza che in carriera tra serie D e C vanta uno score di 189 reti.
La storia:
Tra il neolitico e l’età del bronzo, l’area su cui oggi sorge Afragola era occupata da popolazioni non meglio identificate che si erano insediate nel territorio con piccoli villaggi. L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.c, spazzò via queste comunità e ricoprì la zona di cenere e piroclasti, provocando l’insabbiamento dei villaggi e il sollevamento del suolo di oltre un metro. Dal IV secolo a.C. il territorio fu nuovamente interessato da fenomeni di insediamento, di provenienza sannita, seppur di scarsa dimensione. Dell’età classica non è emerso quasi nulla. Negli scavi degli anni 70 del

novecento presso la località Badagnano fu rinvenuta, inoltre, una moneta “adrianea” del II secolo d.C. che, se non denuncia la persistenza sicura di un abitato nell’area, segnala che essa rimase tuttavia di passaggio fra la costa e l’interno. Nel periodo medioevale, con la caduta dell’Impero romano d’Occidente e l’impaludamento del fiume Clanio vi fu un silenzio delle fonti archeologiche e documentarie fino al X secolo. Da questa data iniziò a manifestarsi un ripopolamento di tutta la Pianura Campana. Il sito della futura Afragola era occupato da diversi pagi, villaggi rurali di piccola dimensione, occupati dai coloni. Tra il XII e XIII secolo questi villaggi cominciarono ad essere assorbiti da insediamenti demici più grandi, riuniti ciascuno intorno ad una chiesa: Santa Maria d’Ajello, San Giorgio e San Marco. Afragola si formò nel XIII secolo dal progressivo ampliamento e dell’area urbana. Parte del suo territorio fu feudo dell’arcivescovo di Napoli e uno dei “casali” considerati parte integrante di Napoli. Alcune terre furono possesso feudale di vari personaggi, mentre altre appartenevano al demanio regale; la collettività locale si era organizzata in una “universitas” guidata da un syndicus. Nel 1576 essa acquistò i diritti della parte feudale (posseduta per ultimo dal barone Paolo Capece-Bozzuto) e della parte demaniale del suo territorio, mentre il re si riservava il diritto di nominare un governatore per l’amministrazione del “casale”. Nel 1639 Ramiro Felipe Núñez de Guzmán, duca di Medina, viceré di Napoli, decise di vendere i “casali” per finanziare la guerra dei “Trent’anni” e gli abitanti di Afragola furono costretti a versare 18.000 ducati per essere mantenuto in demanio. Nel 1799 Afragola partecipò alla Repubblica Napoletana e fu issato nell’attuale piazza Municipio “l’albero della libertà”. Solo nel 1809 si ebbe la prima amministrazione comunale. Il 5 ottobre 1935 il re Vittorio Emanuele III, su proposta del podestà, conferì al Comune il titolo di “città”, come commemorato da una targa marmorea affissa nell’atrio di Palazzo Civico il successivo 28 ottobre. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, la città fu occupata dai tedeschi, che posero un campo di prigionia all’interno del Casone Spena, nell’area dell’Arcopinto e il 2 ottobre dello stesso anno compirono due stragi, la cosiddetta Strage di Afragola, durante le quali furono assassinate 11 persone.
Cosa vedere:
Il territorio comunale di Afragola è disseminato di chiese e cappelle, quasi tutte di rilevante interesse storico-artistico-architettonico. Gli edifici di culto sono tutti situati nell’abitato principale del Comune.
Basilica di Sant’Antonio di Padova, santuario, poi elevato a basilica minore,fu eretto in stile barocco a partire dal 1633 con annesso convento dei frati minori riformati dell’ordine francescano. L’interno, rivestito di marmi, è a tre navate, con abside e cappelle sul lato sinistro.In Basilica è conservato un miracoloso crocifisso attribuito a frate Umile da Petralia, la statua in legno di Sant’Antonio di Padova del XVII secolo, collocata in un grande tabernacolo del 1922 conosciuto come “Trono del Santo”, un pulpito marmoreo di Francesco Jerace, e altre opere d’arte di rilievo. Nella sacrestia un dipinto di Agostino Beltrano raffigurante l’apparizione del Bambino Gesù a Sant’Antonio (1630). Sulla sinistra del Santuario si erge l’alto campanile costruito a partire dal 1950. Il culto di Sant’Antonio ha reso il santuario un celebre luogo di pellegrinaggio (con festa il 13 giugno), facendo di Afragola la “Padova del Sud”. Dal 18 febbraio 1995 il santuario è ufficialmente gemellato con la Basilica di Sant’Antonio in Padova, ma contatti informali sono esistiti da sempre, in quella occasione i Frati Minori Conventuali di Padova donarono alla città un’importante reliquia del Santo, un pezzo di massa muscolare toracica di circa 6 cm, conservata in una cappellina nella parte posteriore del Trono del Santo. Dal 6 gennaio 2017 il santuario è ufficialmente gemellato anche con il Santuario di Sant’Antonio in Lisbona, città che diede i natali al Santo nel 1195. Il convento, con il collegio serafico, ospita la Biblioteca del Convento di Sant’Antonio che raccoglie oltre diciottomila volumi, tra cui numerosi pezzi unici o rari.
Chiesa di Santa Maria d’Ajello, fondata nel 1190, si trova in pieno centro storico; secondo la tradizione, infatti, ha inglobato una precedente cappella, esistente prima di Santa Maria la Nova.Costituita inizialmente da una sola navata, fu rimaneggiata nel 1583 con l’aggiunta delle navate laterali e nel 1780. Conserva dipinti cinquecenteschi di Giovan Angelo Criscuolo, seicenteschi di Alessandro Viola e settecenteschi di Angelo Mozzillo, che era peraltro un parrocchiano. Sulla sinistra della chiesa le si accostò tra il 1603 e il 1608 la cappella della Confraternita dell’Immacolata Concezione, ristrutturata nel 1867.
Il Castello, documentato dal 1495, fu probabilmente costruito dopo il 1420 dalla famiglia che deteneva in quel momento il feudo di Afragola (Capece-Bozzuto). Secondo la tradizione fu residenza della regina Giovanna II d’Angiò. Si presentava in origine come un vasto quadrilatero protetto da quattro torri e circondato da un fossato, più tardi riempito. Nel 1571 fu venduto all’universitas, corrispondente all’attuale comune. In stato di degrado fu venduto nel 1726 a Gaetano Caracciolo duca di Venosa, che lo restaurò. Nuovamente in abbandono alla fine del secolo, vi fu installato un orfanotrofio. Attualmente il castello ospita una scuola dell’infanzia.