Prossima fermata: Acerra
*Pubblichiamo anche questa volta la nostra consueta rubrica sebbene, per la chiusura del settore ospiti dello stadio “Arcoleo” di Acerra, i tifosi materani non potranno seguire la squadra in Campania.
Di Luigi Mazzoccoli
La squadra
L’A.S.D. Real Acerrana 1926 è stata fondata, appunto, nel 1926. Per i primi quarant’anni milita nei campionati regionali campani, ma poi nel 1967 viene ripescata in serie D, da cui però retrocede già l’anno dopo. Ritorna nella quarta serie nel 1982, in questo caso dopo aver vinto gli spareggi promozione. E stavolta vi rimane per tredici stagioni consecutive fino al 1994-95, quando arriva ultima e retrocede in Eccellenza. Passeranno esattamente dieci anni per il ritorno nella massima serie dilettantistica, grazie alla vittoria del campionato di eccellenza 2003-2004; nel successivo campionato si piazza al 12° posto ma a fine stagione la società rinuncia ad iscriversi e cede il titolo sportivo. Segue un periodo convulso di rifondazioni, nuovi fallimenti e fusioni, fino a riconquistare la serie D al termine della scorsa stagione. La squadra è guidata per il terzo anno consecutivo da Giovanni Sannazzaro. Nelle prime 7 giornata ha totalizzato 8 punti, grazie a 2 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte; 7 i gol segnati, 10 quelli subiti; è imbattuta nelle 3 partite finora disputate in casa: ha ottenuto 1 vittoria (1-0 al Fasano proprio nell’ultima gara casalinga) e 2 pareggi (entrambi per 1-1 con Casarano e Martina), 3 i gol segnati e 2 subiti. I migliori marcatori della squadra sono Fabio Laringe e Salvatore Elefante con 2 gol ciascuno. Non ci sono ex biancoazzurri tra le fila dei campani. L’Acerra disputa le sue gare casalinghe al centro sportivo “Arcoleo” che ha una capienza di 1.000 posti.
I precedenti
Come si evince dal sito Matercalciostory, sono 3 i precedenti tra le due squadre in terra campana, il primo nel campionato di serie D 1967-68 con vittoria del Matera per 1-0, l’ultimo (sempre in serie D) nel 2004-05 con pareggio per 2-2; in mezzo c’è stato il pareggio per 1-1 nella 1989.90 stagione; quindi 4 i gol segnati dai biancoazzurri contro i 3 subiti.
La storia della città
Acerra è una città di circa 60.00 abitanti nell’area metropolitana di Napoli. Tra le più antiche della Campania, fu abitata sin dall’epoca preistorica per la presenza di ricca vegetazione, fauna e numerosi corsi d’acqua. Nel 332 a.C. ricevette per prima nelle province romane la civitas sine suffragio, ossia la cittadinanza romana senza diritto di voto. Divenne municipium e nel 22 a.C. e sotto l’imperatore Augusto divenne colonia per i veterani. Fu menzionata dal poeta latino Publio Virgilio Marone nel secondo libro delle Georgiche: egli la definì “vacuis… Acerris”, ovvero “(per la) deserta… Acerra”, a causa dell’impaludamento frequente del fiume Clanio. Fu dominio longobardo, con la costruzione di un castello (826), poi distrutto da Bono, Duca di Napoli. Fu quindi saccheggiata dai Saraceni intorno all’881. In seguito divenne dominio normanno: il castello fu ricostruito e la città divenne contea e sede vescovile nell’XI sec. Sotto il dominio di Svevi, Angioini e Aragonesi sono stati conti e marchesi di Acerra i d’Aquino, gli Origlia e poi i Nolasco, antica famiglia del Regno di Francia. Nel corso del XV secolo fu feudo dei Del Balzo. E grazie al conte Pirro del Balzo la città e il castello furono oggetto di importanti trasformazioni. A partire dal XVIII secolo una serie di imponenti bonifiche ha migliorato la situazione anche dal punto di vista economico, permettendo alla zona di diventare una tra le più fertili della Campania: a ciò si deve il notevole aumento della popolazione e la costruzione di nuovi quartieri. Non a caso, alla fine del XVIII secolo, i Borbone, in località Calabricito, vi fecero erigere un casino di caccia, poiché la limitrofa zona boscosa era ricca di ogni tipo di selvaggina. La città fino al 1927 fece parte della provincia di Terra di Lavoro.
Cosa vedere ad Acerra
Il Duomo, più volte rimaneggiato e ricostruito, sorge sui resti di un tempio romano dedicato a Ercole. Oggi si presenta, dopo la sua parziale ricostruzione avvenuta nel XIX secolo, con pianta a croce latina con tre navate divise da pilastri, con una grande cupola. La facciata è in stile neoclassico con otto grandi colonne con capitelli ionici. Vi sono custodite numerose opere d’arte: un dipinto sull’altare maggiore raffigurante la Madonna Assunta del 1796, opera di Giacinto Diano; la tela di Giovan Bernardo Azzolino con la Madonna del Rosario del XVII secolo, la tela raffigurante San Girolamo, opera di Fabrizio Santafede del XVII secolo; la cattedra vescovile del ‘500 e l’ acquasantiera risalente al XVI secolo.
Il castello baronale domina il centro storico della città ed è lì sin dall’826., costruito dai Longobardi che in quell’anno conquistarono la città. Sorge sui resti di un antichissimo teatro romano di cui oggi sono ancora osservabili le rovine all’interno del castello stesso. Il complesso, gravemente danneggiato nell’834 d.C. da Bono, duca e console di Napoli, fu ricostruito ed ampliato tra l’XI ed il XII secolo secondo le forme e lo stile dell’architettura normanna. Altri importanti ampliamenti furono eseguiti nel XV e nel XVIII secolo. All’interno si passa dagli ambienti voltati settecenteschi alle antiche scuderie ricavate in un’alta sala, poi a due navate di età normanna per poi discendere una scala a chiocciola posta all’interno del mastio longobardo, fino ad arrivare ai sotterranei dove si possono visitare i resti della scena del teatro romano. Si tratta di mura del I sec. d.C. realizzate in opus reticulatum ed opus mixtum che insistono su fondazioni di età più antica . Il rinvenimento di alcuni elementi marmorei e di un blocco di tufo su cui sono scolpiti degli artigli di leone, tipica decorazione che ritroviamo anche nei teatri di Pompei e di Pietrabbondante, fanno ipotizzare l’esistenza di un teatro in questo luogo già nel II sec. a.C. Oggi ospita la Biblioteca Comunale, la Civica Scuola di Musica ed il Museo Civico articolato in tre sezioni: Archeologica, del Folklore e della Civiltà Contadina, della Maschera di Pulcinella.
E infine l’area archeologica di di Suessula, città che sorgeva in località Bosco di Calabricito nel comune di Acerra. I primi dati archeologici significativi riguardano una necropoli la cui fase più antica risale al IX sec. a.C., dovuta ad un primo insediamento ad opera degli Ausoni. Intorno al VII-VI secolo il territorio entrò nell’orbita commerciale e culturale etrusca. Nel V sec. a.C. i Sanniti subentrarono agli Etruschi. È in questa fase storica che Suessula acquista i primi caratteri di città: viene dotata di una cinta muraria e di importanti edifici pubblici. Nel IV secolo passò sotto il dominio dei Romani e nel 337 a.C. ebbe la civitas sine suffragio diventando Municipio e governandosi con proprie leggi e propri magistrati. La città, che era collocata lungo la via Popilia, il più importante asse stradale dell’Italia meridionale, tra il II sec. a.C. ed il I sec. d.C. raggiunse il massimo splendore. A partire dal V-VI secolo si registrano i primi segni di abbandono dell’area pubblica e nel VII-VIII secolo nel cuore dell’antica città venne costruito un sepolcreto. Nel IX secolo Suessula cadde sotto il dominio dei Longobardi che costruirono sui resti dell’antico teatro un castello. La città nell’880 fu depredata e devastata dai Saraceni, ciò nonostante continuò a vivere nei secoli successivi. Solo a partire dal XII secolo essa fu definitivamente abbandonata, quindi le inondazioni dovute alla mancata manutenzione dei corsi d’acqua resero l’area paludosa.