Gaetano Viti, per il Matera è diventato “pessimo”
Gaetano Viti, 49 anni, impiegato. Materano verace, ha avuto esperienze dirette sia nel tifo organizzato che nella società del Matera. Ora vive a Bologna.
Ciao Gaetano, come e quando è nata la passione per i colori biancoazzurri?
Quando ero bambino mio padre mi portava spesso con sé allo stadio, erano gli anni della serie B. Lui ha giocato a calcio da giovane, era un discreto portiere e mi ha trasmesso l’amore per il calcio e per il Matera in particolare. Mi inorgoglisce guardare una foto che lo ritrae in una squadra al XXI Settembre.
Il tuo primo ricordo personale legato al Matera?
Di ricordi ce ne sono tanti. Ma è ancora viva l’emozione che provai quando mio nonno Michele mi iscrisse ai “pulcini” del Matera. Allora utilizzavamo come spogliatoi i sotterranei della tribuna centrale. Il mister che ci seguiva era Michele Paterino.
Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?
La più grande gioia è sicuramente la vittoria a Gangi: fu una stagione esaltante. E poi la collina sopra il campo sportivo della cittadina siciliana gremita di tifosi biancazzurri è un’immagine che rimarrà per sempre nella memoria e nel cuore di tutti noi. Abbiamo avuto belle soddisfazioni anche nel recente periodo con Columella presidente. Ricordo invece con tristezza la partita in casa contro la Vis Pesaro, una sconfitta che segnò la retrocessione in Interregionale. Subito dopo il presidente Salerno abbandonò la società e questo mi rattristò molto.
Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?

Ho appena citato Franco Salerno, il più grande in assoluto, non lo dimenticheremo mai. Era amico fraterno di mio padre e spesso mi portava con sé a vedere il Matera sia in casa, dove seguivamo insieme la partita davanti all’ingresso degli spogliatoi, che in trasferta. Lui sentiva tantissimo l’emozione delle partite, ricordo che per tutta la durata mordicchiava nervosamente la propria collanina. Una domenica, credo che fosse il campionato 1980/81, mi portò con sé in trasferta a Cosenza: il Matera andò in svantaggio ma poi riuscì a pareggiare grazie al gol segnato da Giannattasio. A fine partita, nella contestazione dei tifosi di casa, attraversammo il campo di gioco per andare negli spogliatoi e mentre ero accanto a lui, feci un gesto di stizza verso i tifosi del Cosenza…quel giorno uscimmo dallo stadio scortati dalle Forze dell’Ordine. L’allenatore che ricordo con stima e affetto più di tutti è Franco Di Benedetto: era un vero intenditore di calcio e poi persona umile, capace e appassionata. Ed era molto legato alla città di Matera. Tra i giocatori Luigi De Canio, Ciccio Doriano e per affetto personale Angelo Angelino. Poi c’è Piero Caputo (5 stagioni al Matera dal 1988 al 1993 ndr), un grandissimo calciatore, tra i più forti visti a Matera. Ce lo invidiavano tutti.
Tu nel 1990 sei stato tra i fondatori del gruppo ultras dei “Pessimi Elementi”, nato da una costola dei “Viking Korps”: ci racconti come andarono le cose e come hai vissuto quegli anni?
Non si trattò di una vera e propria scissione, i due gruppi tifavano uno accanto all’altro in gradinata. I Pessimi volevano dare un’impronta nuova e diversa al modo di tifare, ma eravamo aperti a tutto e a tutti. Io però nel mio animo sono sempre rimasto legato ai Viking Korps, il gruppo in cui sono cresciuto: eravamo fratelli, accomunati da una grande passione. Ricordo ancora il volantinaggio prima delle partite, le collette per le coreografie e per le trasferte, riuscivamo a coinvolgere tutta la città. Quelle emozioni le porterò per sempre nel mio cuore.
Nella stagione ’93-‘94 sei stato anche collaboratore della società come dirigente accompagnatore: come hai vissuto quell’esperienza?
Fu Franco Di Benedetto con l’allora presidente Scalera a chiedermi di far parte della dirigenza. Ricordo il viaggio a Roma quell’estate per presentare i documenti per il ripescaggio in C1: la richiesta fu accolta e ci ritrovammo a dover allestire in breve tempo una squadra competitiva. Il rammarico è che nessun imprenditore materano volle entrare a far parte della società. Fu comunque una bella stagione (il Matera si salvò piazzandosi al 12 posto, ndr), peccato per come andò a finire: la squadra fu retrocessa per illecito amministrativo.
Cosa rispondevi a chi, come tutti noi fratelli biancoazzurri, negli anni bui ci sentivamo dire: “Ancora appresso al Matera vai?”
Gli rispondevo semplicemente: “Sempre forza Matera!”
Cosa si dovrebbe fare secondo te per riaccendere la passione per il Matera tra i giovani e i giovanissimi?
Mostrare loro con i fatti che cos’è la passione per i colori biancoazzurri e quanto è bello viverla. A questo proposito voglio ringraziare Tommaso Taccardi che tre anni fa insieme ad altri tifosi storici ha fondato l’Usd Matera 2019 per far rinascere il calcio in città, ripartendo dal basso. E con la fusione dell’anno scorso con il Grumentum, ora si può davvero tornare a sperare in un futuro più roseo. Che siano da esempio per tutti.
A proposito, che idea ti sei fatto del presente e delle prospettive future del calcio materano?
Il presidente Petraglia sta costruendo una società solida e ambiziosa. Bisogna sostenere con convinzione questo progetto e presto torneremo a gioire al XXI Settembre.
Ora che sei lontano da Matera, come vivi la passione per i colori biancoazzurri?
Seguo sempre le vicende biancoazzurre e la domenica posso vedere le partite grazie alle dirette su Facebook. La domenica per me conta solo il Matera, altro che la serie A.
Grazie Gaetano e sempre FORZA BUE!