Francesco Olivieri, il “Sansone” che non ha mai perso la forza di tifare Matera
Francesco Olivieri, 45 anni, di professione muratore. Materano che ama profondamente la sua città, è stato tra i protagonisti del ricambio generazionale nello storico gruppo ultras dei Viking Korps 1978. Allo stadio era per tutti “Sansone”.
Ciao Francesco, come e quando è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?
È nata grazie a mio padre, grandissimo tifoso del Matera, che ha iniziato a portarmi allo stadio quando avevo appena 3 anni. La prima cosa in assoluto che ho imparato nella mia vita è la formazione di quel Matera, che lui mi fece imparare a memoria.
Ricordi ancora la tua prima volta al XXI settembre? Che emozioni provasti?
La prima partita fu un Matera-Catania finita 2-2, con una coreografia fatta di pon pon di carta con striscioline biancoazzurre. Ma il mio primo ricordo più vivo è di quando avevo 10 anni e con mio padre ero in tribuna laterale: da li vedevo di fronte a me uno striscione con su scritto “Viking” e pensavo che fosse dedicato a un ipotetico Vincenzo. Mai avrei immaginato che un giorno quel nome avrebbe segnato una parte importante della mia vita.
A metà degli anni ’90 tu sei stato protagonista, insieme ad altri ragazzi, del ricambio generazionale nei Viking Korps. Come vivesti quegli anni e cosa ti è rimasto di quell’esperienza?
Dopo la dolorosa sconfitta di Foggia (il 25 giugno del 1995 nel capoluogo dauno il Matera fu battuto per 2-1 dal Savoia nella finale play-off per la promozione in C1, ndr) ci fu un graduale passaggio del gruppo dai grandi a noi ragazzi, che avevamo tra i 19 e i 22 anni e precedentemente facevamo parte del gruppo degli Head Hunters nato nel rione Cappuccini. Non fu facile perché poco dopo il Matera fallì e ci ritrovammo in Eccellenza. Ma per noi era un onore e un onere portare avanti il gruppo e rappresentare la città: ricordo che spesso il sabato non andavo a scuola ma a lavorare per pagarmi le trasferte. E comunque i grandi non facevano mai mancare il loro supporto, erano sempre disponibili per consigli e scambi di idee: ricordo con affetto Pino Bianco, Tommaso Taccardi, Tommaso Cristallo, Gianni Madio. Massimo Chietera, Vito Nicoletti, Roberto Capece e il grande Peppe Moretti, sempre presente per noi. I Viking erano una famiglia. Voglio rivolgere un pensiero affettuoso anche a Renato Carpentieri (giornalista che seguiva il Matera, scomparso nel 2014, ndr), persona eccezionale che in trasferta ci aiutava sempre in qualunque modo: bisognerebbe dedicargli la tribuna centrale dello stadio.
Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?
I giocatori sono due, il primo è Luciano Aprile (al Matera per sette stagioni dal 1976 al 1983, ndr) che era il preferito di mio padre. E l’altro Ciccio Doriano, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente anni dopo. Nel 2004 avevo lasciato il gruppo e collaboravo con la società; nel derby col Potenza ero davanti all’ingresso degli spogliatoi e ricordo che quel giorno lui fece il secondo esordio nel Matera a 40 anni suonati: il difensore che lo marcava gli disse “sei vecchio” e lui, alla prima palla che gli arrivò, lo puntò e lo fece cadere a terra con una finta per poi andare a crossare! Stima e amore eterno per Ciccio Doriano. L’allenatore Gaetano Auteri (tecnico del Matera nel 2014-15 e poi dal 2016 al 2018, ndr), un maestro di calcio, ma anche Franco Gagliardi (stagione 1988-89) e Carlo Florimbi (1994-95). Il presidente senza dubbio Franco Salerno, ma ho grande stima e rispetto anche per Vitantonio Ripoli (presidente del Matera dal 1998 al 2004, ndr).
Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?
La più grande gioia sicuramente la vittoria nello spareggio promozione col Gangi nel 1991. Le delusioni la trasferta a Noicattaro nell’ultima giornata del campionato 1988/89 (con l’1-1 finale il Matera dovette cedere per un punto la promozione in serie C all’Altamura, ndr) e la già citata sconfitta di Foggia.
Cosa rispondevi a chi, come tutti noi fratelli biancoazzurri, negli anni bui ci sentivamo dire: “Ancora appresso al Matera vai?”
Con assoluta indifferenza.
Cosa si dovrebbe fare secondo te per riaccendere la passione per il Matera tra i giovani e i giovanissimi?
Negli ultimi anni è mancato quello stesso ricambio generazionale che coinvolse me e gli altri ragazzi negli anni ’90. È necessario coinvolgere le scuole, sin dalle elementari. Si potrebbe, per esempio, proporre un concorso per disegnare la mascotte del Matera (ovviamente non potrà che essere un bue) e sceglierne il nome. Sono comunque sicuro che presto al XXI Settembre-Franco Salerno tornerà il grande tifo.
Cosa pensi del presente e delle prospettive future del calcio materano?
Mi auguro che il futuro sia roseo e che Matera abbia finalmente una squadra di calcio che sia espressione del grande potenziale del nostro territorio e all’altezza del blasone calcistico della città. Non dimentichiamoci che da Matera sono passati diversi calciatori che poi hanno avuto carriere importanti in serie A e B.
Grazie Francesco e sempre FORZA BUE!