Michele Selvaggio, la “Iena” e la sua trombetta per sempre nella storia del tifo biancoazzurro
Michele Selvaggio, 52 anni, di professione barista. Materano che ama profondamente la sua città, per anni è stato uno dei principali animatori dello storico gruppo ultras dei Viking Korps 1978. Da sempre è soprannominato “la Iena”.
Ciao Michele, come e quando è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?
Avevo 7 anni e abitavo in centro nei pressi di Piazza Vittorio Veneto. Ricordo che la domenica pomeriggio arrivavano fin lì gli echi dei boati del XXI Settembre e mi incuriosivo. Volevo capire cosa succedeva e così una volta convinsi mio padre a portarmi. Ma lui sentiva troppo la partita e si faceva prendere dall’ansia. Così le volte successive entravo insieme alla mitica signora Lina (nota voce radiofonica della città e grande tifosa del Matera, ndr).
Il tuo primo ricordo personale legato al Matera?
Avevo 11 anni e feci la mia prima trasferta, proprio nel derby col Potenza. Ma allora non c’era ancora rivalità ed eravamo materani e potentini uno accanto all’altro nella stessa gradinata. A un certo punto volò una bacchetta di tamburo, mi spaventai e per reazione scatenai una rissa. Forse è per colpa mia che ora materani e potentini si odiano!

Tu per tanti anni sei stato tra i principali animatori del gruppo ultras dei Viking Korps, tutti ricordiamo ancora la tua trombetta che faceva battere le mani e cantare tutta la gradinata. Cosa ti è rimasto di quell’esperienza?
Sono ricordi indelebili che conserverò per sempre nel mio cuore. Quando salivo sulla balaustra e prendevo la trombetta mi sentivo importante, come fossi l’attore principale di un film. Non c’era bisogno di dire nulla: la gente mi vedeva e subito tutti in piedi con le mani alzate pronti a far tremare la gradinata.
Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?
Il giocatore senza dubbio Ciccio Doriano (attaccante per quattro stagioni a Matera dal 1984 al 1988, ndr): alla fine della sua terza stagione in biancoazzurro, purtroppo terminata con un’amara retrocessione in serie D, rifiutò di andare a Potenza dove avrebbe preso un ingaggio nettamente superiore, ma per rispetto di noi tifosi materani rimase a Matera accettando anche di scendere di categoria. Lui da allora è per sempre un cuore biancoazzurro. L’allenatore è Alberto Zaccheroni: pochi ricordano che per qualche mese (dal marzo del 1987 a fine stagione, ndr) ha guidato la squadra biancoazzurra pur non potendo essere ingaggiato ufficialmente perché ancora sotto contratto col Riccione, da cui era stato esonerato; dirigeva gli allenamenti in settimana ma la domenica seguiva le partite dalla tribuna. Trasformò completamente la squadra ma non fu sufficiente per salvarla dalla retrocessione. Una menzione speciale va al compianto mister Cosco. Il presidente invece Mario Salerno con il suo vice Carlo Marinaro, due persone che hanno dato l’anima e tanti soldi per il Matera con immensi sacrifici, regalando alla città il ritorno in serie C nel 1991.
Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?
La più grande gioia sicuramente la vittoria nello spareggio promozione col Gangi nel 1991, proprio sotto la gestione Salerno-Marinaro. Noi dei Viking eravamo amici di giocatori e tecnici, lo spogliatoio era casa nostra e davvero ci sentimmo protagonisti attivi di quella trionfale stagione. La più grande delusione invece la sconfitta in casa con la Vis Pesaro all’ultima giornata del campionato 1986/87 che sancì la retrocessione in serie D. Eppure sarebbe bastato un pareggio. A inizio partita ero all’ingresso del tunnel degli spogliatoi, vicino a me c’era il presidente Franco Salerno: all’entrata delle squadre in campo partirono cori di insulti nei suoi confronti da parte dei materani, lui non ci stette e scattò verso la gradinata per chiedere spiegazioni, ma una volta arrivato lì sotto ammutolirono tutti.
Cosa rispondevi a chi, come tutti noi fratelli biancoazzurri, negli anni bui ci sentivamo dire: “Ancora appresso al Matera vai?”
Che chi ama Matera ha sempre nel cuore i colori biancoazzurri, qualunque cosa succeda. Io da qualche anno non vado più allo stadio per motivi personali e di lavoro, ma seguo sempre la squadra e prima o poi tornerò al XXI Settembre-Franco Salerno.
Cosa si dovrebbe fare secondo te per riaccendere la passione per il Matera tra i giovani e i giovanissimi?
Ci vorrebbe una società seria e forte con un presidente materano e tifoso. Negli anni ci hanno provato Michele Motta, Giuseppe Nicoletti e Angelo Tosto, ma le cose non sono andate benissimo.
Michele Motta è a capo di una grande azienda ed è da sempre grande tifoso del Matera, addirittura fu uno dei fondatori dei Viking Korps 1978: potrebbe riprovarci dopo l’esperienza negativa degli anni ’80?
Non credo, perché quella per lui e la sua famiglia non fu una bella esperienza. Ma è passato tanto tempo e…chissà.
Cosa pensi del presente e delle prospettive future del calcio materano?
L’avvocato Petraglia è una brava persona e finora sta facendo le cose per bene. Se, come tutti ci auguriamo, l’anno prossimo il Matera sarà in serie D, avremo un’idea più chiara dei suoi progetti per il rilancio del calcio materano.
Sentiremo presto di nuovo risuonare la trombetta al XXI Settembre-Franco Salerno
Chissà…
Grazie Michele e sempre FORZA BUE!