Prossima fermata: Ischia
*Pubblichiamo anche questa volta la nostra consueta rubrica sebbene, per la chiusura del settore ospiti dello stadio “Calise” di Forio, i tifosi materani non potranno seguire la squadra in Campania.
Di Luigi Mazzoccoli
La squadra
L’S.S.D. Ischia Calcio è stata fondata nel 2017, ma è discendente diretta della prima società calcistica dell’isola, la Polisportiva Robur, nata nel 1922. Per i primi quarant’anni milita nei campionati regionali campani e partecipa al suo primo campionato di serie D nella stagione 1960-61: retrocede subito per poi tornare nella quarta serie quattro anni dopo e vi rimane per tutti gli anni ’70. Negli anni ’80 è protagonista di una bella scalata che la porta prima in C2 nel 1983 e poi in C1 nel 1987. Dieci anni dopo la società fallisce e riparte con un nuovo sodalizio dall’Eccellenza. Ritorna in serie D nel 2006 e poi in C nel 2013, al termine di una stagione esaltante in cui la squadra vince il campionato di serie D e anche lo scudetto di categoria. Nuovo fallimento nel 2017 e ripartenza con una nuova società che nel giro di sei anni riporta la squadra in serie D sotto la presidenza dell’ischitano verace Pino Taglialatela, ex portiere con oltre 300 presenze in serie A e B tra gli anni ’80 e 2000, la maggior parte nel Napoli. L’anno scorso si è piazzata quarta nel girone G, perdendo poi la semifinale play-off. La squadra quest’anno è guidata per la terza stagione consecutiva da Enrico Buonocore, anche lui ex calciatore con oltre 400 presenze tra serie A, B e C tra gli anni ’90 e 2000 ed ischitano verace. Nelle prima 5 giornate ha collezionato 5 punti, grazie a 1 vittoria, 2 pareggi e 2 sconfitte, con 4 gol segnati e ben 10 subiti, attualmente peggior difesa del campionato; nelle due partite casalinghe sinora disputate ha perso per 3-0 col Martina e pareggiato 2-2 col Fasano. Sono tre gli ex biancoazzurri nelle file dell’Ischia: Peppe Mattera (altro ischitano verace), per due stagioni a Matera in C dal 2016 al 2018, Ignazio Battista in biancoazzurro sempre in C nella stagione 2017-18 e Riccardo Montanino che tanto bene ha fatto nel campionato di serie D 2022-23. L’Ischia sta giocando le sue partite casalinghe nello stadio “Calise” di Forio, che ha una capienza di 1.000 spettatori, in attesa che termino i lavori di riqualificazione all’ “Enzo Mazzella”.
I precedenti
Come si evince dal sito Matercalciostory, sono 9 i precedenti tra le due squadre sull’isola, il primo in serie D nel 1967-68, l’ultimo in serie C nel 2015-16 quando il Matera s’impose per 5-0 con doppietta di Armellino e gol di Letizia, Ingrosso e Piccinni; sono 4 le vittorie dell’Ischia, 3 i pareggi e 2 le vittorie del Matera, proprio nelle due ultime gare disputate. 10 i gol segnati dall’Ischia contro gli 11 del Matera.

La storia dell’isola
Ischia è un’isola dell’arcipelago delle isole Flegree che rientra nella città metropolitana di Napoli ed ha oltre 62.000 abitanti. Era abitata fin dal Neolitico, come dimostrano i numerosi reperti ritrovati sulle alture di punta Imperatore, nella frazione di Panza. I Greci chiamarono la loro colonia sull’isola Pithekoussai, da cui derivò la denominazione latina Pithecusa. Dal IV secolo a.C., dopo le guerre sannitiche, l’isola passò con Napoli sotto il dominio romano e divenne centro di attività commerciali e manifatturiere. A seguito della caduta dell’Impero Romano d’Occidente cadde prima sotto la dominazione ostrogota, poi longobarda e infine bizantina. Tra il XII e il XIII secolo è sottoposta al dominio normanno-svevo. Con Carlo I ha inizio l’opera di fortificazione del futuro Castello Aragonese. La casata spagnola approda nell’isola con Alfonso V nel 1423, su invito di Michele Cossa, cittadino d’Ischia e IV signore di Procida: il re occupa il castello, lo ristruttura e vi si stabilisce in attesa di poter conquistare anche Napoli. Nel 1441, partendo da Ischia, assedia Napoli dove può trionfalmente entrare il 26 febbraio del 1443. Per ricompensare gli isolani dell’appoggio fornito, il sovrano concede ampi favori all’isola, di cui si innamora a tal punto che ne affida il governo alla sua favorita Lucrezia d’Alagno. Qualche secolo dopo giunsero a Ischia i Borboni; Ferdinando II elesse l’isola a sua dimora estiva e diede il via ad un vasto programma di opere pubbliche: fece costruire il Palazzo Reale. la rete stradale, il cavo telegrafico Ischia-Continente, la chiesa di Portosalvo e soprattutto il Porto, che che diede grande impulso all’economia isolana.
Cosa vedere e cosa fare a ischia
Il castello aragonese è il simbolo di Ischia, il suo luogo iconico. Si trova su un isolotto, detto Ischia Ponte, che si raggiunge attraverso un ponte in muratura lungo 220 metri. Al castello si accede attraverso un traforo, scavato nella roccia e voluto verso la metà del Quattrocento da Alfonso V d’Aragona. Prima di allora l’accesso era possibile solo via mare attraverso una scala situata sul lato nord dell’isolotto. Il traforo è lungo 400 metri e il percorso è illuminato da alti lucernari. La costruzione del primo castello risale al 474 a.C. sotto il nome di Castrum Gironis, ovvero “castello di Girone”, in onore del suo fondatore. In quell’anno, infatti, il greco Gerone I detto il tiranno di Siracusa prestò aiuto con la propria flotta ai Cumani nella guerra contro i Tirreni, contribuendo alla loro sconfitta al largo delle acque di Lacco Ameno. Debitori di tale intervento, i Cumani decisero allora di ricompensare l’alleato cedendogli l’intera isola. Nei secoli successivi diventa una vera e propria fortezza, fondamentale per la difesa degli isolani dalle invasioni dei Visigoti, Vandali, Ostrogoti e Saraceni. Si deve agli Aragonesi la moderna fisionomia del castello, a forma quadrangolare con mura fornite di quattro torri: nel 1441 Alfonso V d’Aragona diede vita a una struttura che ricalcava quella del Maschio Angioino di Napoli. Nel 1809 le truppe inglesi assediarono l’isolotto e lo cannoneggiarono fino a distruggerlo quasi completamente e negli anni successivi è stato utilizzato come carcere. Diventato di proprietà privata nel 1912, è aperto alle visite.
Piccola ma molto affascinante, la chiesa del Soccorso sorge su un promontorio a picco sul mare ed è dedicata al culto della Madonna della Neve: è bianca ed era facilmente visibile dai marinai che stavano tornando a casa. Al suo interno c’è un crocifisso lignea del ‘400 che, secondo la leggenda popolare, fu trovato in mare da alcuni marinai; questi rimasero bloccati a Ischia da una tempesta e decisero di mettere al riparo il crocifisso nell’allora convento del Soccorso che era inglobato alla chiesa. Si narra quindi che una volta cessata la tempesta, i marinai tentarono inutilmente di riportare fuori il crocifisso ma non vi riuscirono perché il portone d’ingresso scompariva alla loro vista. Dopo vari e inutili tentativi, decisero di lasciare il crocifisso sul posto a protezione di tutti i marinai che sarebbero passati di lì. Ecco perchè sono tantissimi gli ex voto presenti all’interno.
Da non perdere anche una passeggiata nei Giardini La Mortella, il cui nove deriva dal mirto che in questa zona di Ischia cresceva rigoglioso. Siamo a Faro, nel Comune di Forio. Qui, nel 1958 il compositore inglese Sir William Walton e sua moglie argentina Lady Susana Walton acquistano un terreno per creare un meraviglioso giardino mediterraneo e sub-tropicale e per realizzarlo chiamarono il noto architetto paesaggista Russell Page che lo disegnò integrandolo tra le formazioni rocciose di origine vulcanica tipiche di Ischia. I sensi vengono esaltati dai colori, profumi e suoni dovuti alla presenza di piante, fiori, fontane, piscine e corsi d’acqua. Nel giardino ci sono anche tre serre tropicali e la Sala Thai, un luogo per la meditazione immerso un’atmosfera orientale.
Ischia è anche nota per le sue terme, tra le quali spiccano quelle di Cavascura, le più antiche: furono i Greci per primi a beneficiare delle virtù di queste acque e successivamente i Romani vi facevano il bagno e si rilassavano dentro a vasche rustiche scavate nella roccia tufacea tra le sorgenti bollenti. Ancora oggi vi si possono fare bagni, sauna, fanghi, massaggi e docce termali.
E infine si può brindare metaforicamente con la Coppa di Nestore, un piccolo vaso di grande importanza storica e archeologica: presenta sul fianco, infatti, una piccola incisione che costituisce una delle testimonianze più antiche di scrittura alfabetica greca, contemporanea ai testi di Omero. La Coppa è il reperto più importante del Museo Archeologico di Pithecusae, allestito all’interno di Villa Arbusto, nel comune di Lacco Ameno.