Vito Giasi, un cuore biancoazzurro a bordo campo
Di Luigi Mazzoccoli
Ha 46 anni, è sposato e ha due figlie: Giulia di 18 anni, che è arbitro e quest’anno ha esordito come direttore di gara nell’Eccellenza Lucana, e Giorgia di 16 anni. Vito Giasi è autista soccorritore di ambulanza, da sempre segue il Matera e da due anni opera stabilmente al XXI Settembre – Franco Salerno a bordo campo. Ha anche militato nel settore giovanile dell’FC Matera negli anni ’90, fino alla squadra Berretti. E’ capogruppo degli Alpini di Matera.

Ciao Vito, ricordi ancora la tua prima volta al XXI Settembre?
Eccome se la ricordo. Avevo 3 anni e il Matera era in serie B: andai allo stadio con mio padre e mio zio, prendemmo posto in tribuna centrale e appena iniziò la partita mi addormentai. Mi svegliai solo al triplice fischio finale.
Complimenti! Dopo però hai avuto modo di recuperare
Si, qualche anno dopo mio padre venne a mancare ma io continuai ad andare allo stadio con mio nonno. Ricordo l’ultima partita vista con lui: Matera-Vis Pesaro, ultima giornata del campionato di C2 ’86-’87, che purtroppo sancì la retrocessione del Matera in serie D. Poi ho continuato ad andarci da solo, ma per un periodo ho dovuto disertare per il lavoro. Ora il destino ha voluto che lo stesso lavoro mi porta tutte le domeniche allo stadio, addirittura a bordo campo.
E allora dicci, come si vive la partita da quella posizione privilegiata?
Da tifoso non è il massimo, perchè io sono lì per lavoro e dovrei rimanere distaccato. Ma è impossibile, dopo cinque minuti la passione per i colori biancoazzurri mi travolge. Ultimamente ho litigato con un dirigente avversario che a fine partita è andato dall’arbitro a lamentarsi dicendo: “I barellieri sono ultras!”.
In tutti questi anni quali sono state la gioia più grande e la delusione più forte?
La delusione sicuramente la sconfitta nella semifinale play-off col Como, ci avevamo davvero creduto al sogno serie B. La gioia più bella è stata la vittoria della Coppa Italia nel 2010 da cui poi scaturì la vittoria dei play-off e il conseguente ripescaggio in serie C. Quella fu una stagione esaltante.
Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?
Tutti i giocatori che hanno indossato la maglia biancoazzurra l’hanno onorata e meritano rispetto. In particolare i ragazzi materani: Mancini, Onofrio, Marsico, giusto per fare qualche nome. Lo stesso vale per i presidenti: tutti quelli che hanno investito soldi e tempo nel calcio a Matera vanno ringraziati. Quanto all’allenatore voglio citare un secondo: Michele Paterino, lo “Zeman di Matera”. Ricordo infatti che prima del boemo aveva sperimentato l’allenamento sui gradoni dello stadio. Ricordo che una volta venne insieme al mister Pasquino a vedermi giocare nella rappresentativa juniores regionale e dalla gradinata mi incoraggiò per tutta la partita.
Cosa rispondi a chi ti dice “Ancora appresso al Matera vai”?
Che sono ignoranti. Perchè non capiscono che la fede per una squadra di calcio non è semplicemente una questione calcistica. Si tratta di orgoglio di appartenenza: tutti quelli che indossano la maglia biancoazzurra, non solo nel calcio ma in tutti gli sport, portano in giro il nome della città.
Cosa ne pensi della stagione attuale e cosa vedi nel futuro del calcio biancoazzurro?
Poteva andare meglio e c’è stato un momento della stagione in cui ci eravamo illusi addirittura di poter vincere il campionato. Però è ancora possibile raggiungere l’obiettivo play-off. Per il futuro spero che qualche imprenditore si faccia avanti per rilevare la società o almeno affiancare Petraglia, che ha fatto tanto ma non può più andare avanti da solo.
Grazie Vito e sempre FORZA BUE!