Prossima fermata: Pagani
di Luigi Mazzoccoli
La squadra
La Paganese Calcio 1926 S.r.l. nasce ufficialmente nel 1926 col nome di Unione Sportiva Paganese. La squadra si piazza al quarto posto nel campionato di Terza Divisione 1928-1929 e viene promossa in Seconda Divisione. Nel 1967 conquista la Serie D, categoria nella quale disputa nove stagioni fino alla promozione in Serie C, avvenuta nel 1976; nel successivo campionato sfiora la promozione in serie B, giungendo seconda alle spalle del Bari. Diversi i campionati di serie C disputati negli anni a venire fino al fallimento nel 1989. Dal 1999 al 2007 è protagonista di un’entusiasmante scalata che la riporta dall’Eccellenza alla C1, categoria in cui rimarrà stabilmente fino alla retrocessione in serie D di due anni fa. L’anno scorso era nel girone G, si classificò seconda alle spalle del Sorrento per poi perdere la finale play-off con la Casertana. Quest’anno la Paganese è guidata dal tecnico Massimo Agovino, l’anno scorso all’Afragolese. Due gli ex biancoazzurri tra i campani: Ciro De Franco e soprattutto quell’Antonio Orefice che tanto bene fece l’anno scorso a Matera pur non essendo titolare. Nelle prima due partite di questo campionato la squadra ha ottenuto una vittoria casalinga per 1-0 sul Barletta nella prima giornata e un pareggio per 1-1 sul campo del Nardò domenica scorsa. Il campo di gioco è il “Marcello Torre” che ha una capienza di oltre 5.000 posti.
I precedenti
Come riporta il sito materacalciostory, le due squadre si sono affrontate 23 volte (nella stagione di serie C 2018-2019 il ritorno a Matera non si disputò per l’esclusione dei biancoazzurri dal campionato a seguito del fallimento societario, ndr) con 7 vittorie del Matera, 10 pareggi e 6 vittorie della Paganese; 6 vittorie campane e 6 pareggi negli incontri disputati al Torre, dove quindi il Matera non ha mai vinto e ha segnato solo 5 goal contro i 16 subiti. L’ultimo incontro, disputato il 12 dicembre 2018, terminò 2-2 col Matera che si fece rimontare il doppio vantaggio conseguito con le reti di Risaliti e Triarico.
La storia della città
Pagani è una cittadina di circa 35.000 abitanti in provincia di Salerno. Il primo nucleo urbano, secondo alcuni storici, risalerebbe al X secolo a.C. come attesterebbe la scoperta di una necropoli di quell’epoca. Sarebbe identificabile con Taurania, dal nome della tribù che la fondò (i Taurani, appunto). Ma la storia ufficiale della città è molto più recente e risale al basso medioevo quando la famiglia di stirpe normanna dei Pagano ebbe in concessione la signoria del borgo che da allora prese il nome di “Casale dei Pagani” e nei secoli successivi si ampliò notevolmente fino ad acquisire il rango di universitas e a godere quindi di autonomia amministrativa. Cominciò a decadere durante la dominazione spagnola per riprendersi poi sotto i Borbone. Nel 1806, con l’ascesa al potere di Bonaparte, l’universitas cessò di esistere e nacque ufficialmente il comune di Pagani.

Cosa vedere a Pagani
La Basilica di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, situata in piazza Sant’Alfonso, fu voluta e ideata dallo stesso santo, che ne affidò il progetto all’architetto regio Pietro Cimafonte. La costruzione, iniziata nel 1756, fu completata dopo varie interruzioni solo nel 1824. Originariamente era intitolata a San Michele e nel 1908 la chiesa fu elevata a basilica minore da papa Pio X. L’interno, a croce latina, si presenta a una sola navata con quattro cappelle laterali. La basilica venne interamente rivestita di marmi pregiati e la cupola fu affrescata da Paolo Vetri con la raffigurazione di sant’Alfonso attorniato da angeli, santi e beati, nell’atto di protendersi verso il Redentore e la Vergine Maria. A sinistra dell’abside si apre la cappella del santo, iniziata nel 1821 sotto il patrocinio del re Ferdinando II di Borbone. L’altare in marmi policromi racchiude nella parte inferiore l’urna del santo, realizzata in argento con la fusione di oggetti preziosi donati dai fedeli.
Il Santuario della Madonna delle Galline, che si trova tra via Striano e piazza D’Arezzo. La tradizione popolare racconta che nel XVI secolo, nell’ottava della Pasqua, alcune galline, razzolando, portarono alla luce una piccola tavola lignea su cui era raffigurata la Madonna del Carmine. L’immagine avrebbe compiuto miracoli (l’improvvisa guarigione di uno storpio e poi altri sette). A causa del deperimento del quadro originario, l’immagine venne riprodotta su tela e collocata in una chiesa appositamente eretta nel luogo del ritrovamento. La chiesa è stata elevata nel 1954 a santuario mariano. La facciata seicentesca è in stile barocco e si presenta alta e culminante con un frontone e abbellita da colonne, decorazioni in stucco e due statue allegoriche: la Pudicizia (a sinistra) e la Speranza (a destra). Sul portale si trova un bassorilievo raffigurante la Madonna del Carmelo con in braccio il Bambino, seduta su di un nugolo di nuvole e nell’atto di essere incoronata da due angioletti. All’interno nella terza cappella, più profonda ed ampia, è collocata la statua settecentesca della Madonna del Carmine. Il soffitto a cassettoni fu eseguito probabilmente durante il restauro della chiesa nel 1712.
Il centro storico di Pagani è caratterizzato da un tessuto urbano di notevole interesse per la presenza di numerose residenze signorili e nobiliari edificate per lo più tra il XVI e il XIX secolo. Tali palazzi nobiliari sono caratterizzati dalla presenza di pregevoli facciate con balconi e grandi portali di accesso, sul quale fanno bella mostra le insegne distintive delle famiglie aristocratiche di appartenenza. Tra gli altri Palazzo San Carlo che originariamente era un convento, successivamente adibito a sede del Giudicato regio e carcere, attualmente sede del municipio. Conserva la facciata e la scala interna in stile vanvitelliano. Palazzo Gatto, che era il vecchio municipio dell’Università di Pagani e conserva sulla chiave di volta del portale d’ingresso lo stemma della città. Vi si trova un’edicola votiva dedicata alla Madonna delle Galline. E poi il settecentesco Palazzo Tortora, che ripropone lo schema tipico dell’architettura curtense locale: ambienti regolari che si affacciano sulla corte interna, aperta, a sua volta, verso l’ampio giardino. Notevole anche la Torre di Cortimpiano, resti di un castello medievale fortificato, sede dei sovrani aragonesi e angioini.