PRIMO PIANOCARTOLINA DI UNA TRASFERTANEWS

Prossima fermata: Martina Franca

Di Luigi Mazzoccoli

La squadra

L’Asd Martina Calcio fu fondata nel 1947. Per oltre un ventennio milita nei campionati regionali e conquista la sua prima promozione tra i professionisti nel 1970 vincendo il campionato di serie D. Nel 1986 sale in C1 ma dieci anni dopo ripiomba in serie D. Ma tra il 2000 e il il 2002 vince due campionati consecutivi e ritorna in C1 e l’anno seguente sfiora addirittura la serie B, persa solo con la sconfitta nella finale play-off contro il Pescara. Nel 2006-2007 i biancazzurri giocano una gara di Coppa Italia contro la Juventus, quell’anno retrocessa in Serie B dopo lo scandalo Calciopoli e perdono 3-0. La società fallisce al termine della stagione 2007-2008 e ricomincia l’anno dopo dalla Prima Categoria: inizia così un’esaltante scalata che nel giro di tre anni riporterà la squadra in C1 dopo aver vinto tre campionati consecutivi. Ma un nuovo fallimento colpisce la società nel 2016. Si riparte nuovamente l’anno dopo dalla Prima Categoria, con vittoria del campionato e ritorno in Promozione. Due anni dopo la promozione in Eccellenza e nel 2022 il ritorno in serie D. L’anno scorso si è classificata all’8° posto. La squadra allenata da Massimo Pizzulli occupa la momento il terzo posto in classifica con 27 punti (proprio come il Matera), frutto di 7 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte, con 24 goal fatti e 15 subiti. Gioca le partite casalinghe allo stadio “Giuseppe Domenico Tursi” che è intitolato al fondatore della società ed ha una capienza di circa 5.000 posti. Nelle 7 partite finora disputate in casa Il Martina non ha mai perso: il bilancio è di 3 vittorie e 4 pareggi, con 9 gol segnati e 5 subiti. Miglior marcatore della squadra è Ryudan Palermo, che con 8 reti è anche capocannoniere del girone insieme a Loiodice dell’Altamura. L’argentino è figlio di Martin, grande centravanti che negli anni ’90 e 2000 ha fatto le fortune del Boca Juniors. Un solo ex, Enrico Silletti, che nel 2015 ha militato nella juniores del Matera. E poi c’è un quasi ex, quel Tommaso Bonanno che nell’estate 2022 aveva firmato per il Matera per poi rescindere il contratto prima dell’inizio del campionato ed accasarsi altrove.

I precedenti

Come si evince dal sito Matercalciostory, le due squadre si sono affrontate al “Tursi” ben 16 volte, la prima nel campionato di Prima Divisione Pugliese 1947-’48, l’ultima nella passata stagione in serie D: 9 vittorie per gli itriani, 4 pareggi e 3 vittorie per il Matera, l’ultima nel campi0nato di serie C 2015-16 quando, il 15 novembre 2015, il Matera si impose 1-0 con goal di Letizia. L’anno scorso fu 2-2, con doppietta di Ferrara per i biancoazzurri.

La storia della città

Martina Franca è una città di circa 47.000 abitanti provincia di Taranto. Il nome deriva dalla devozione degli abitanti già dal XI secolo san Martino di Tours, mentre l’aggettivo Franca fu aggiunto da Filippo I D’Angiò nel 1310 quando riconobbe alla città diversi privilegi, cioè franchigie e la demanialità perpetua. Allora nel 1310 la città fu chiamata Franca Martina, poi nel corso dei secoli, perdendo la demanialità perpetua, scomparve l’aggettivo Franca. Solo dopo l’unità d’Italia, nel 1861, la città fu ribattezzata Martina Franca. Le origini del borgo risalgono al X secolo, quando sul Monte di San Martino sorse un piccolo villaggio di profughi tarantini, fuggiti dalle continue devastazioni dei Saraceni, e ai quali si aggiunse successivamente una comunità di pastori. Intorno al 1300 Martina Franca fu elevata a comune su ordine del Principato di Filippo I d’Angiò. Il territorio all’epoca consisteva in un castello che sorgeva dove adesso sorge il palazzo ducale, e da due miglia di terreno intorno al castello, sottratto dal territorio di Taranto, dall’Università di Monopoli e dall’Università di Ostuni per l’insediamento rurale di massari. Sembra che Filippo d’Angiò avesse concesso anche dei diritti e delle franchigie a chi fosse venuto ad insediarsi a Martina, e per questo fu denominata “Franca”. A partire dalla seconda metà del XVII secolo la storia politica e sociale di Martina s’intreccia, dunque, con le vicende della famiglia dei Caracciolo del Leone, determinando, così, una trasformazione culturale e urbanistica: nel 1668 Petracone V (1655-1704) fece radere al suolo il citato castello-torrione feudale, orami fatiscente, per erigervi il monumentale Palazzo Ducale. Tra il 1770 e il 1776 sant’Alfonso Maria de’ Liguori tentò più volte di costruire una missione redentorista nel territorio di Martina Franca e scrisse in risposta ad alcune tesi dell’abbate Magli di Martina una piccola operetta: Dichiarazione del sistema intorno alla regola delle azioni morali.

I caratteristici portici di Piazza Maria Immacolata e sullo sfondo a sinistra la basilica di San Martino

Cosa vedere a Martina Franca

Eretta nella seconda metà del Settecento, su iniziativa dell’arciprete Isidoro Chirulli, sul luogo ove sorgeva la precedente collegiata romanica, la basilica di San Martino è un esempio del barocco martinese. Si caratterizza per la maestosa facciata, sulla quale spicca centralmente l’immagine del Patrono che divide il mantello con un mendicante ad Amiens. Nell’interno degni di nota sono l’altare maggiore in marmi policromi del 1773 di scuola napoletana, l’ampio cappellone del Santissimo Sacramento, un presepe opera di Stefano da Putignano e varie tele di Domenico Antonio Carella. Ospita le reliquie di Santa Comasia, che la tradizione vuole martire tra il II e il IV secolo e di Santa Martina. Nell’aprile del 1998 papa Giovanni Paolo II l’ha elevata alla dignità di basilica minore.
Iniziato nella seconda metà del Seicento per volontà del duca Petracone Caracciolo, Il palazzo ducale fonde perfettamente l’elemento rinascimentale con il Barocco d’ispirazione leccese e l’impronta architettonica locale. Fu eretto sullo stesso sito dove precedentemente sorgeva il castello, che fu fatto demolire. Ed è l’espressione tangibile del potere feudale sulla città. Un tempo residenza dei duchi Caracciolo, è sede del Municipio. Notevoli all’interno le sale dell’Arcadia, del Mito e della Bibbia, che prendono il nome dai cicli di affreschi in esse ospitati, tutte opere del pittore francavillese Domenico Carella che le eseguì nel 1776.
Sobri ricami di pietra dai motivi geometrici, zoomorfi, vegetali e antropomorfi impreziosiscono le finestre, i portali, le architravi, degli edifici che caratterizzano il tessuto urbanistico della città settecentesca, percepibili sia nei palazzi signorili, che si dispongono soprattutto su Via Cavour e Via Mazzini, quanto nelle modeste abitazioni ovvero negli edifici civili (Torre Civica, Palazzo dell’Università, Porta di Santo Stefano) e religiosi (Collegiata di San Martino, Chiesa del Carmine, Chiesa di San Domenico). Il centro storico è, quindi, l’espressione di una dimensione spazio-temporale miracolosamente intatta: un continuo e fantasioso intrico di viuzze, di vicoli, di ‘nghiostre, di ripide scale di pietra e di leziose porte e finestre, specchio del dinamismo e del pragmatismo socio-economico degli abitanti.