PRIMO PIANOCARTOLINA DI UNA TRASFERTANEWS

Prossima fermata: Angri

Di Luigi Mazzoccoli

La squadra

L’Unione Sportiva Angri 1927 fu fondata nel 1927. Dopo aver militato per quasi vent’anni nei campionati regionali, nel 1946 sale in serie C. Ma vi rimane solo due stagioni per poi retrocedere nella Promozione campana. Solo nel 1980-81 tornerà in un campionato nazionale, con la promozione nell’allora Interregionale. Appena tre stagioni nella massima serie dilettantistica per poi ritornare nuovamente nei campionati regionali campani fino alla nuova promozione in serie D nel 2000-2001. Stavolta però ci rimane fino al 2011 e, dopo un’altra retrocessione, ci ritorna due anni fa. L’anno scorso si è classificata tredicesima nel girone G e si è salvata attraverso i play-out. La squadra allenata da Nello Di Costanzo (subentrato alla 13° giornata all’esonerato Stefano Liquidato) occupa attualmente il 12° posto in classifica con 21 punti, grazie a 6 vittorie, 3 pareggi e 9 sconfitte, con  25 gol segnati e ben 33 subiti, peggior difesa del girone. Gioca le sue partite casalinghe allo stadio “Pasquale Novi” che ha una capienza di circa 4.000 posti. Nelle 8 partite finora disputate in casa ha ottenuto solo 7 punti (curiosamente la metà di quelli ottenuti in trasferta), frutto di sole 2 vittorie, 1 pareggio e ben 5 sconfitte.  con 11 gol segnati e 17 subiti. Miglior marcatore della squadra è Fabio Longo con 8 reti. Due ex materani tra le fila dei grigiorossi: Gennaro Acampora, che aveva iniziato la stagione al Bitonto e militato nel Matera nel 2008-09; e Ciro de Franco, anche lui arrivato nel mercato di riparazione dalla Paganese e in biancoazzurro per sei anni dal 2012 al 2018. 

I precedenti

Come si evince dal sito Matercalciostory, le due squadre si sono affrontate al “Novi” sette volte, la prima nel 1967-68 (finì 0-0) e l’ultima nel 2009-10 (anche allora pareggio senza reti). In totale sono 3 le vittorie grigiorosse, altrettanti pareggi e una sola vittoria del Matera, nel campionato 2008-09, quando i biancoazzurri di Corino si imposero per 2-0 con i gol di Albano e Principiano. All’andata la squadra di Panarelli vinse per 2-1 al XXI Settembre-Franco Salerno con reti di Prado e Ferrara.

La storia della città

Angri è una città di circa 34.000 abitanti in provincia di Salerno. Situata nella bassa valle del Sarno, tra i Monti Lattari e le falde del Vesuvio, è un importante centro agricolo e sede di numerose industrie manifatturiere e del settore alimentare, in particolare dell’industria conserviera. Cominciò a svilupparsi nel VII secolo d.C. come casale della Contea di Nocera; in seguito crescendo la sua consistenza territoriale ed economica, fu dato in feudo ai vari signori (Carafa, Avalos, Aquino e Zurlo). Ad Angri, nella località Pozzo dei Goti, nel 553 fu sconfitto ed ucciso il re dei goti Teia, ad opera dell’esercito bizantino comandato da Narsete, inviato dall’imperatore Giustiniano. Fu l’ultimo atto della dominazione gotica in Italia. Il barone di Angri Giovanni Zurlo di fede angioina, nella lotta alla successione al trono di Napoli tra Alfonso d’Aragona e Luigi III d’Angiò, si schierò a favore di quest’ultimo. Allora la regina Giovanna II, inviò Andrea Forte Braccio da Montone, capitano di ventura che sosteneva la causa aragonese, ad assediare il feudo angrese. Nel 1421 dopo un breve assedio, devastò l’intero abitato e incendiò il castello. In seguito alla caduta di Alfonso d’Aragona, detronizzato dalla stessa regina, fu dichiarato legittimo erede Luigi III d’Angiò, il quale per ringraziare Zurlo della sua fedeltà, invitò la regina Giovanna a ripristinarlo nel suo feudo. A questi eventi (1421-25, 1428-36) a cui è legata la manifestazione storica-rievocativa, “Palio Storico Città di Angri” che si svolge nel mese di settembre di ogni anno. All’epoca del re Carlo I d’Angiò, molte famiglie angresi  furono elevate alla dignità nobiliare e iniziarono a costruirsi dimore gentilizie in diversi punti del feudo e le primitive strade del Paese presero il nome di tali famiglie (Concilio, Coronati, Risi, Ardinghi). Verso la metà del secolo XV Angri si staccò da Nocera divenendo una Universitas. Agli inizi del ‘600 invece, i Doria ottennero che il feudo angrese fosse elevato a principato, dal quale essi presero il titolo di Principi di Angri. E lo rimasero fino al 1806. In questi due secoli fecero erigere numerosi monumenti ancora esistenti e visitabili. Di particolare interesse il castello di stile vanvitelliano, con logge sovrapposte a scale a tenaglia in pietra nera. Dal 1806 al 1860 è stata capoluogo dell’omonimo circondario appartenente al Distretto di Salerno del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia è stata capoluogo dell’omonimo mandamento appartenente al Circondario di Salerno. Con la caduta del fascismo e la nascita della Repubblica Italiana Angri è diventata un comune autonomo. 

Il castello Doria

Cosa vedere ad Angri

La chiesa di San Benedetto da Norcia, la più antica della città. Secondo alcuni risalente addirittura al VII secolo ma molto più probabilmente costruita nell’XI. Venne eretta inizialmente in puro stile gotico e le sue dimensioni originali erano più ridotte rispetto alle attuali. La chiesa si presenta al suo interno con una ripartizione di tre navate, sulle quali si possono ammirare le antiche colonne che reggevano la vecchia chiesa. Le opere artistiche custodite al suo interno sono un prezioso polittico e una pala d’altare attribuite a Cristoforo Scacco e datate 1503. 
Il castello Doria: nel 1290 Carlo II D’Angiò assegnò questa fortezza a Pietro De Braheriis. Durante la lotta per la successione al trono di Napoli contro gli Aragonesi, la fortezza subì degli assedi, tra cui quello condotto da Forte Braccio da Montone, che bruciò la torre della fortezza. La torre maggiore del castello, detta il mastio, è la parte più antica, che a giudicare dal materiale (tufo dolce e duro, cocci di cotto, selce e sarnide) e dall’imponente, alta, ampia e circolare forma architettonica, risale probabilmente all’epoca romana. Successivamente, nel 1600, Marcantonio Doria restaurò il castello e lo fece adattare a una dimora principesca. Infatti, fu alleggerito dalle possenti strutture dall’aspetto medievale; fu adeguato all’altezza della torre maggiore e circondato da un incantevole parco, nel quale sono presenti ricche aiuole con alberi secolari. L’ingresso presenta decorazioni neoclassiche e al centro si trova una collinetta artificiale, dove è presente una grotta. Nel 1908 il sindaco Adinolfi acquistò il castello e lo utilizzò come municipio e carcere. Il parco è stato adibito a Villa Comunale; l’aia della Corte, utilizzata dai contadini per stendervi il grano dopo il raccolto, fu messa a disposizione per la costruzione del Monumento ai Caduti. Il castello Doria è stato completamente ristrutturato dal 2018 al 2022 ed è in corso un nuovo progetto comunale per la riconversione dell’intera struttura a museo aperto al pubblico. Il castello, circondato da un fossato, è diviso in tre parti con due torri, un cortile d’ingresso e uno scalone stile settecentesco. È presente una facciata con una torre circolare, fornita di merli. Dal Chiostro si accede alla sala Castri, alla sala del castello del Signore della Terra e alle sedi del Governatore e del custode della fortezza e delle carceri. Il chiostro fu adattato al grandioso atrio, con annesso cancello di ferro su cui è presente l’aquila dei Doria. Dall’atrio, per una scala che si apre ad ali di falco, si accede alla torre maggiore e al piano nobile del castello.
Nel Centro Storico sono ancora visibili parti della antiche mura, inglobate negli edifici costruiti nei secoli successivi. La fortificazione presentava ben dieci porte  di cui tre (Porta del Trivio, Porta di San Benedetto, Porta del Quarto) si trovavano al di fuori della cinta muraria-extra moenia della Universitas Terrae Angriae, A completare il presidio difensivo alcune torri: la prima venne eretta dopo la battaglia dei Monti Lattari, ed è attualmente inglobata nel torrione centrale del castello Doria. Un’altra torretta di guardia in pietra andata poi inglobata nei successivi edifici civili e di dimensioni più modeste la si trovava vicino alla futura chiesa di Santa Maria del Carmine. All’interno delle mura numerosi vicoli e alcune strettoie antiche che servivano anticamente per collegare i vari rioni con le vie principali del paese.