PRIMO PIANOCARTOLINA DI UNA TRASFERTANEWS

Prossima fermata: Andria

Di Luigi Mazzoccoli

La Squadra

La Fidelis Andria nasce nel 1920 ma per i primi tre decenni milita nei campionati regionali, fino alla stagione 1959-60 quando conquista la promozione in serie D. A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 è protagonista di un’esaltante scalata che la porta nel 1984 in C2, nell’ ’89 in C1 e nel ’92 addirittura in serie B, da cui retrocede quattro anni dopo. Ma riconquista immediatamente la serie cadetta dominando il campionato di serie C 96-97. Ancora due campionati di serie B e poi la nuova retrocessione in C dove rimarrà fino al 2013 quando, per problemi finanziari, non si iscriverà al campionato. Riparte dall’Eccellenza e, vincendo due campionati consecutivi, torna nella terza serie. Nuovo fallimento nel 2018 e riparte dalla serie D, per poi essere ripescata in C nel 2020. Ultima nella stagione scorsa, retrocede nel massimo campionato dilettantistico. la squadra allenata da Pasquale De Candia (subentrato tre settimane fa all’esonerato Francesco Farina) attualmente si trova al quinto posto in classifica con 21 punti, frutto di 5 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte, con 25 gol fatti (miglior attacco del girone) e 14 subiti. Gioca le partite casalinghe allo “Stadio degli Ulivi” che ha una capienza di 15.000 posti, ma attualmente è omologato per 8.000. Nelle 6 partite finora disputate in casa è al momento imbattuta e ha ottenuto 14 punti, grazie a 4 vittorie e 2 pareggi, con 15 gol segnati e 5 subiti. Migliori marcatori il giovane Sasanelli e Scaringella con 6 reti ciascuno. Numerosi gli ex biancoazzurri tra gli andriesi: il già citato Scaringella, a Matera nella sfortunata stagione di serie C 2018-19, Bottalico e Donida, protagonisti nella città dei Sassi la stagione scorsa, e Strambelli (che però sarà assente per squalifica), in biancoazzurro per tre stagioni in serie C dal 2015 al 2018.

I precedenti

Come si evince dal sito Materacalciostory, le due squadre si sono incontrate al “degli Ulivi” 11 volte, la prima nel campionato di Prima Divisione Pugliese 1942-43, l’ultima in serie C nella stagione 2017-18 quando il Matera espugnò per la prima (e per ora unica) volta il campo andriese: il 22 aprile 2018 la squadra di Auteri vinse 1-0 con goal di Casoli. Per il resto 9 vittorie andriesi e un pareggio, con soli 4 gol segnati dai biancoazzurri materani e ben 23 subiti.

La storia della città

Andria è una città di circa 98.000 nella provincia pugliese della BAT. Secondo alcuni storici discende dalla città ellenica di Netium.  Nel 44 d.C. Pietro apostolo nel suo viaggio verso Roma vi si sarebbe fermato per evangelizzare gli abitanti della città, che nel 492 d.C. divenne sede vescovile sotto papa Gelasio I. In un documento del 915 Andria viene citata come villaggio (locus) dipendente da Trani. Nel 1046 cade sotto la dominazione normanna e nel XIII secolo diviene residenza di Federico II di Svevia, che nei pressi fece costruire il celebre Castel del Monte sul sito della precedente abbazia benedettina normanna. Ad Andria nacque suo figlio Corrado IV nel 1228, avuto con la moglie Jolanda di Brienne, regina di Gerusalemme, che morì appena sedicenne in seguito al parto ed è sepolta nella cripta della cattedrale di Andria. Nel periodo angioino la città è feudo dei duchi Del Balzo e in quello aragonese passa sotto il dominio dei Carafa. Nel 1503 nella piana fra Andria e Corato, precisamente in “Terra Quadrati” si svolse la famosa Disfida di Barletta, che opponeva gli italiani capeggiati da Ettore Fieramosca ai francesi. In mattinata i 13 cavalieri italiani pregarono nel cappellone della cattedrale di Andria. Nel 1799, all’epoca della Repubblica partenopea, fu assediata dall’esercito francese capitanato dal generale Jean-Baptiste Broussier e appoggiato dallo stesso conte Ettore Carafa. Si voleva annettere Andria alla Repubblica Partenopea, liberandola dal dominio borbonico, ma la città rimase fedele ai Borbone. Nella battaglia perirono circa 2000 persone da entrambe le parti, i Borbone fecero giustiziare i repubblicani napoletani di spicco, tra cui lo stesso Ettore Carafa ghigliottinato a Napoli il 4 settembre del 1799. Per la sua fedeltà a Ferdinando IV Andria ottenne il titolo di Città Regia. Nel 1818 la diocesi si allarga alle città di Canosa, Minervino Murge e Montemilone, mentre la città vive un periodo di sviluppo demografico e si espande al di fuori della cinta muraria. Nel 2004 viene istituita la nuova provincia di Barletta-Andria-Trani (poi resa attiva dal 2009) e la città abbandona la provincia di Bari.

Castel del Monte

Cosa vedere ad Andria

Il Centro Storico ha un tipico impianto medievale, un fitto intrico di stradine e vicoletti a cui si accede dalla Porta Sant’Andrea, l’unica ancora esistente: è detta anche Arco di Federico II in quanto il sovrano, di ritorno dalla sesta crociata, scoprendo che la città gli era ancora fedele, la fece erigere, facendovi scolpire le famose parole di dedica alla comunità. Vi si possono ammirare la Torre dell’Orologio, Piazza Vittorio Emanuele (in origine si chiamava piazza Catuma, dato che sotto di essa vi sono alcune catacombe) ed il complesso di Andria sotterranea, costituita da una rete di cunicoli e resti di antiche abitazioni che risalgono al periodo medievale; le grotte e le stanze murate in pietra (alcune con colonne ed archi) si snodano sottoterra per tutto il centro storico. Molto interessanti le chiese di San Francesco e San Domenico con i loro campanili barocchi, che uniti a quello del Duomo fanno di Andria “la città dei tre campanili“. Particolarmente suggestivo il quartiere Casalino col suo Vicolo I San Bartolomeo, considerato la strada più stretta d’Europa
La Cattedrale di S.Maria Assunta risale al XII secolo, fu costruita sui resti di una chiesa più antica di cui rimane solo la cripta, chiamata San Pietro in Cattedrale e risalente risale al VII secolo. Al suo interno le tombe di due mogli di Federico II (Isabella d’Inghilterra e Jolanda di Brienne), il reliquiario  di San Riccardo, patrono di Andria, e la Sacra Spina, la più grande reliquia della corono di spine di Gesù, lunga 8 centimetri e con cinque piccole macchie di sangue.
Si trova fuori città, a 17 km, ma è il monumento più importante di Andria, tra i più visitati di tutto il Sud Italia. Castel del Monte, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO dal 1996, fu fatto costruire nel XIII secolo da Federico II di Svevia sulla cima di un colle a 540 metri sul livello del Mare, laddove sorgeva il monastero di Santa Maria del Monte. Si sono susseguite nel tempo diverse ipotesi circa un utilizzo alternativo o una finalità completamente diversa da quella di castello per Castel del Monte. A causa dei forti simbolismi di cui è intrisa, è stato ipotizzato che la costruzione potesse essere una sorta di tempio, o forse una sorta di tempio del sapere, in cui dedicarsi indisturbati allo studio delle scienze. In ogni caso si rivela come un’opera architettonica grandiosa, sintesi di raffinate conoscenze matematiche, geometriche ed astronomiche. Una recente ipotesi assegnerebbe invece alla costruzione la funzione di centro benessere, atto alla rigenerazione e alla cura del corpo, su modello dell’hammam arabo. Diversi sono gli elementi della costruzione che porterebbero in tale direzione: i molteplici e ingegnosi sistemi di canalizzazione e raccolta dell’acqua, le numerose cisterne per la conservazione, la presenza delle più antiche stanze da bagno della storia, la particolare conformazione dell’intero complesso, il percorso interno obbligato e la forma ottagonale. A causa della sua forma ottagonale, con altrettanti ottagoni posti in corrispondenza dei vertici della pianta centrale, è possibile supporre che l’edificio fosse costruito per richiamare la forma di una corona; ciò spiegherebbe la funzione di Castel del Monte, ovvero un’ulteriore affermazione del potere imperiale, un monumento.