“Pacco” del Campo allo stadio zero.
Di Luigi Mazzoccoli
E’ passato un mese e mezzo dal quel 5 gennaio in cui il Comune di Matera, rappresentato dal sindaco Domenico Bennardi e dagli assessori allo Sport e ai Lavori Pubblici Antonio Materdomini e Angelo Cotugno, presentava alla città il progetto di fattibilità tecnico-economica del cosiddetto “Parco del Campo”, redatto dall’azienda appaltatrice “Dodi Moss” di Genova. Si trattava di un incontro aperto al pubblico, a cui parteciparono rappresentanti di associazioni culturali, sportive e di categoria, ma anche addetti ai lavori, semplici tifosi e cittadini. A tutti fu data la possibilità di fare delle osservazioni, sotto forma di pareri, proposte e, ovviamente, anche critiche. Queste erano state le più numerose: nei giorni successivi, infatti, si era sollevato in città un coro quasi unanime di dissenso nei confronti del progetto, in cui si sono distinte voci assolutamente autorevoli.

Tra le altre quella degli Architetti Innovativi che in una nota denunciavano “l‘approccio escludente dell’amministrazione Bennardi che adotta la prassi di calare dall’alto progetti e professionisti. (…) Si spaccia una presentazione pubblica, dove si illustra un progetto autoreferenziale, per un momento interlocutorio. In realtà come avvenuto per Piazza della Visitazione dove l’Amministrazione ha dimenticato di allocare un terminal bus, il progetto del parco del Campo è un progetto già chiuso che non è possibile modificare se non con una variante. Il risultato è un progetto immaturo, privo di obiettivi chiave volti al rilancio della cultura sportiva in generale e anzi rischia di compromettere lo sviluppo futuro di Matera vanificando ogni aspettativa nonostante l’ingente investimento di oltre 12milioni di euro del PNRR”. E poi l’ex assessore allo Sport Giuseppe Tragni che definiva questo progetto “il risultato di compromessi al ribasso e di poco coraggio nel prendere le decisioni. Il connubio “Grande Parco” con lo stadio e tutte le attività sportive presenti – continuava – è palesemente una scelta sbagliata. Oggi siamo vittime di questa scelta sbagliata: ci presentano un progetto mai discusso e che lascia pochi margini a miglioramenti”. Un’altra voce, la più autorevole di tutte, l’avevamo raccolta proprio noi dell’Angolo Biancoazzurro, quella di Michele Uva, che sottolineava l’importanza di “uno stadio comodo, confortevole e sicuro per attirare sempre un maggior numero di tifosi, di famiglie, di sponsor e di investitori. Per poter migliorare la fruibilità dovrà avere una capienza adatta al luogo dove sorge, dovrà avere sempre più servizi di ogni genere e dovrà essere inclusivo per accogliere tutti. La modernità ripaga i tifosi, il club e l’intera comunità”. E ammoniva: “Non ci si può e non si deve improvvisare, questo è il rischio più grosso che si può correre. Penso che Matera abbia una grande opportunità da non sprecare che può dare un bellissimo futuro alla città più bella del mondo e al calcio materano“. Inutile sottolineare quanto queste parole stridano fortemente col progetto presentato, le cui innumerevoli criticità erano state ben evidenziate in un articolo del nostro Giuseppe Abbatino.
Ma in effetti, nel corso di quella presentazione pubblica, diverse erano state anche le proposte. E il giorno dopo, sabato 6 gennaio, il consigliere comunale Pasquale Doria si premurava di presentare un’interrogazione in cui chiedeva se fossero state prontamente trasmesse agli uffici comunali competenti, sottolineando “i ritardi accumulati dalla Giunta Bennardi che rischiano di impedire un’adeguata realizzazione di un intervento così importante per la città, compromettendo il concreto e collaborativo coinvolgimento di cittadini, tecnici e ordini professionali nel miglioramento e superamento delle numerose criticità rilevate nel progetto”, La risposta a questa interrogazione si è fatta attendere più di un mese: è arrivata infatti nell’apposita seduta straordinaria del Consiglio Comunale tenutasi qualche giorno fa, il 16 febbraio. Ma è stata una risposta poco puntuale, vagamente evasiva e comunque non soddisfacente, tanto che lo stesso Doria, nella sua replica all’assessore Materdomini, ha chiesto a gran voce che fossero comunicate pubblicamente e nel più breve tempo possibile quante e quali osservazioni siano state effettivamente recepite e diventeranno quindi parte integrante del progetto.
Ma noi un’idea ce la siamo fatta ed è facile capire come stanno le cose facendo un breve excursus sulle varie tappe della vicenda. Il finanziamento di circa 14 milioni di euro rientra nei fondi del PNRR e non può essere destinato alla ristrutturazione dello stadio. Il Comune quindi aveva pensato bene di investirli per la riqualificazione dell’area del XXI Settembre-Franco Salerno con la realizzazione di un parco, previa demolizione dello stadio. Che sarebbe stato ricostruito ex novo in un’altra area della città. Ma al sesto piano di Via Aldo Moro avevano evidentemente fatto male i conti. Hanno, infatti, dovuto ben presto scontrarsi con diversi fattori che hanno scombinato i loro piani:
- La loro ignoranza, nel senso letterale del termine. Ignoravano infatti che su quell’area insiste un vincolo risalente all’epoca della costruzione nel 1934: il terreno infatti fu donato allora al Comune da un cittadino con l’espressa indicazione di realizzarvi strutture per attività sportive.
- L’inesistenza di alcun progetto per un nuovo stadio: avrebbero abbattuto il XXI Settembre-Franco Salerno privando la città di “uno degli elementi che caratterizzano una città – citando ancora una volta le parole di Michele Uva – elemento essenziale ovviamente dopo ospedali, scuole e servici civici per la vita di una comunità. È nello stadio che si aggrega e si coltiva la passione di migliaia di persone. Dunque è un elemento costitutivo della società civile e motore sociale ed economico del nostro vivere insieme”. Chissà, magari avevano pensato di relegare il calcio cittadino nel campetto di La Martella, che però è assolutamente inadeguato e comunque ad oggi ancora indisponibile.
- L’orgoglio e il senso civico dei materani, che hanno inscenato una serie di iniziative di protesta, promosse proprio dal nostro blog, esprimendo una decisa opposizione all’abbattimento del XXI Settembre-Franco Salerno.

E così, rivelata pubblicamente questa maldestra operazione, l’Amministrazione Comunale, ormai con le spalle al muro, ha pensato bene di rivedere il progetto: lo stadio non si abbatte più, ma il parco si fa lo stesso, con l’unico obiettivo di non perdere il finanziamento. Il risultato? Un obbrobrio architettonico, oltre che politico-amministrativo, che consegnerebbe alla città una struttura meno capiente e più brutta dell’attuale. Ne uscirebbe mortificata la città stessa e anche le sue ambizioni calcistiche, che possono e devono essere all’altezza del prestigio internazionale che Matera ha ormai acquisito. Lo stadietto di paese che ne verrebbe fuori, infatti, non attirerebbe “un maggior numero di tifosi, di famiglie, di sponsor e di investitori”. Anzi, li allontanerebbe. Insomma un vero e proprio “Pacco” (del Campo), come noi l’abbiamo ribattezzato. Che va assolutamente rispedito al mittente. E comunque ad oggi, da ciò che ci risulta, è ancora tutto fermo. Insomma siamo allo “stadio” zero. Col grave rischio che Matera perda una grandissima occasione. E, nel caso, i pubblici amministratori dovranno renderne conto alla città. E anche al compianto architetto Tonio Acito che con la sua splendida idea progettuale ci aveva lasciato una bellissima eredità: la visione di uno stadio vero, bello e funzionale, un gioiello di architettura che sarebbe anche un grande propulsore economico-sociale nel centro della città.
Quello che Matera vuole e merita.