Molfetta a Matera nel segno del ricordo
Dopo un’assenza di circa 28 anni torna a calpestare l’erba del XXI Settembre “la Molfetta Calcio”, un’avversaria che infatti non incontravamo dai tempi della oramai defunta serie C2. Erano stagioni cariche di rimpianti e gioie, come quella del 1992/93 quando, proprio a Molfetta, i tifosi materani più stagionati ricorderanno la grande delusione per una promozione sfuggita all’ultima giornata e poi riagguantata grazie ad un ripescaggio estivo. L’allenatore del Molfetta quell’anno era una vecchia e cara conoscenza del calcio materano: Diego Giannattasio, venuto a mancare proprio in questi giorni e a cui è stato tributato un minuto di silenzio all’inizio del match.
In quella che definiremo una giornata contraddistinta dal ricordo di due simboli, in un XXI Settembre gremito di circa 1500 cuori biancoazzurri, i molfettesi si presentano nella Curva Nord in circa 50 unità, con il nucleo ultras posizionato dietro cinque pezze di ottima fattura e dai connotati esplicitamente casual, al centro delle quali spicca un grande striscione bianco con caratteri rossi, recitante “PIZZA VIVE“.
Questo è il modo degli ultras molfettesi di portare in trasferta il ricordo di un loro amato leader, venuto a mancare nei primi giorni del 2023: Corrado Pizzaballa.
I molfettesi sembrano piuttosto compatti, uniformati ad uno stile casual, e non disdegnano di mostrare i loro colori, con piccole bandierine color rosso, sciarpe e due notevoli bandieroni sempre sventolanti e ben visibili. A dir il vero, in principio sembravano fossero venuti a Matera con l’intento di fare scena muta, ma dopo qualche minuto di silenzio, probabilmente in segno di lutto, viene lanciato il primo coro e il nome di Pizzaballa rimbomba nel XXI settembre che immediatamente risponde con un fragoroso applauso.
Da quel coro i molfettesi non sono stati più zitti, con cori non sempre potenti, ma alcuni davvero riusciti e udibili, hanno incitato la loro squadra per tutti i 90 minuti, dimostrando di essere una tifoseria gagliarda a cui si può fare fare un solo piccolo appunto, l’uso spropositato del tamburo. Ma questa è una questione di gusti.