Gianni Villone, una vita col Matera dai “pulcini” ai Viking
Di Luigi Mazzoccoli
Ha 57 anni ed è dirigente di una grande azienda materana. Gianni Villone è stato uno dei fondatori del gruppo dei Viking Korps Matera ed ancora oggi segue con passione le sorti dei colori biancoazzurri.
Ciao Gianni, come e quando è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?
Avevo 6 anni e volevo giocare a calcio. Mio padre non ne è mai stato appassionato e allora chiesi a mio zio di portami a fare un provino per i “pulcini” dell’FC Matera: mi presero. Il sabato prima delle partite in casa si sceglievano i raccattapalle: diverse volte sono stato scelto io ed era sempre una grande emozione seguire le partite da bordocampo. Da allora quei colori mi sono rimasti nel cuore.
Tanto che negli anni ’70, insieme a Michele Motta, Salvatore Mussolino e altri hai fondato il gruppo dei Viking Korps
Allora c’erano diverse sigle, Prima Linea, gli Ultras, le Brigate Biancoazzurre, che però operavano in ordine sparso. Decidemmo così di metterci tutti insieme e formare un unico grande gruppo. Che in effetti è durato fino agli anni 2000. Così come sono durate le amicizie nate in quegli anni con Michele Motta, Salvatore Mussolino, Tommaso Taccardi, Roberto Capece, Peppe Moretti e altri. Con loro ci vediamo e ci sentiamo ancora.
Ci racconti qualche aneddoto particolare di quegli anni?
Ricordo una trasferta a Paola. Non c’erano stati precedenti ma trovammo un clima davvero ostile: il paese tappezzato di manifesti e scritte contro Matera e i materani. Fu un pomeriggio ad alta tensione, alla fine ci furono scontri e riuscimmo a fatica a ripartire per Matera. Allora non c’erano scorte, le trasferte erano davvero all’arrembaggio.
Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?
La gioia più grande sicuramente il giorno della promozione in serie B nel ’79, quando praticamente un’intera città si trasferì a Lucca per festeggiare quell’avvenimento storico. Una giornata esaltante. Le delusioni più grandi sono due: la maledetta domenica di Noicattaro nell’ultima giornata del campionato ’88-’89 e la partita di ritorno dei play-out 2003-2004 a Battipaglia, con i campani che segnarono il gol che ci condannava alla retrocessione in Eccellenza all’ultimo secondo di recupero. Rimanemmo di ghiaccio e il viaggio di ritorno fu davvero triste.
Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?
Sono tutti legati alla stagione della promozione in serie B. Il presidente Franco Salerno, che con grande competenza e saggezza faceva praticamente tutto lui, anche il direttore generale e il direttore sportivo. L’allenatore Franco Di Benedetto, che riuscì a rendere vincente una squadra che non era partita per vincere il campionato ed era inferiore ad altre. E Giovanni Picat Re, che ci faceva gioire con i suoi fantastici gol.
Quest’anno finalmente è rinato il tifo biancoazzurro col gruppo dei ragazzi della Curva Sud che stanno dando prova di grande passione e compattezza. Cosa ne pensi?
Che sono straordinari e spero che continuino così. Si stanno rivelando anche molto corretti e intelligenti, ignorando le banali provocazioni di piccole tifoserie che cercano solo una facile visibilità. Il Matera ha bisogno di loro e sono sicuro che cresceranno molto.
Cosa ne pensi invece della squadra e delle sue prospettive future?
Devo fare un grande plauso al presidente Petraglia per la passione e l’impegno, anche finanziario, che ci sta mettendo. E poi complimenti davvero a mister Ciullo per la mentalità vincente che ha trasmesso alla squadra e per il gioco brillante che la stessa esprime. Ovviamente l’avvocato da solo più di questo non può fare. Ma Matera è una piazza ambiziosa, merita la serie C, quindi sarà fondamentale che un piccolo gruppo di imprenditori lo affianchi e lo sostenga. E chissà che presto non accada.
Grazie Gianni e sempre FORZA BUE!