Carlo Magni, dal campo alla gradinata sempre con il Matera nel cuore
Carlo Magni, 42 anni, consulente SEO. Materano verace, ha avuto un’esperienza da giocatore nel Matera e attualmente collabora con la società nell’area comunicazione e web.
Ciao Carlo, come e quando è nata la tua passione per i colori biancoazzurri?
È nata alla tenera età di 9 anni, grazie a mio papà. Lui decise che era giunto il momento di portarmi allo stadio, senza che io glielo avessi mai chiesto: fu amore a prima vista. Un amore che è sopravvissuto a momenti di vita diversi fra loro, lontananze, relazioni, lutti e altre passioni che mai hanno scalfito quella che sento per la squadra della mia città.
Ricordi ancora la tua prima volta al XXI Settembre? Che emozioni provasti?
Sinceramente di quella giornata ho ricordi vaghi, ma ho impresso nella memoria il muro del botteghino della tribuna centrale con il manifesto della partita di quel giorno, Pro Matera – Galatina dell’allora campionato Interregionale (mi pare terminata 1-0 per noi). Ero molto emozionato, non vedevo l’ora di entrare nello stadio e incitavo mio padre e alcuni suoi amici affinché si sbrigassero. È una sensazione che provo ancora oggi, a 42 anni suonati, pur con le dovute differenze.
Tu negli anni ’90 hai militato nel settore giovanile del Matera e hai anche avuto un’esperienza in prima squadra. Ci racconti l’emozione di un ragazzo materano tifoso del Matera che indossa la gloriosa maglia biancoazzurra?
È stato bellissimo e ne sono orgoglioso. La mia unica presenza con la prima squadra arrivò dopo un’operazione al legamento crociato a cui fui sottoposto l’anno precedente per un brutto infortunio e rappresentò per me il coronamento di un sogno: debuttai a Cerignola, in occasione della prima giornata del campionato di Interregionale 97-98, con mister Florimbi che mi fece giocare centrale per necessità (io ho sempre giocato a sinistra, essendo un mancino naturale dotato di buona corsa). Perdemmo 3-0 e fu solo la prima di una serie di sconfitte, figlie di un campionato maledetto giocato con noi ragazzi della Juniores e che tutti i tifosi del Matera, ancora oggi, faticano a rimuovere dai loro ricordi. Quella, comunque, fu la mia prima e ultima presenza nel Matera: scelte tecniche da un lato, e l’impegno con lo studio dall’altro (frequentavo l’ultimo anno di liceo linguistico) mi portarono a rinunciare a far parte della prima squadra alla fine del girone di andata. Di quell’annata ho diversi ricordi, ma ci fu un episodio particolare che mi vide “protagonista” a Potenza, in occasione del derby con i cugini che quell’anno avevano attrezzato una squadra molto forte. Durante una loro azione offensiva, dalla curva Ovest – cuore del tifo locale e stracolma per l’occasione – volarono numerosi oggetti verso il nostro portiere, Beppe Messina, che fu colpito e cadde a terra: io (che ero in panchina) e il medico sociale del Matera corremmo a soccorrerlo. Preso dall’impeto del tifoso che è in me, sotto la Ovest feci cenno ai tifosi potentini di smetterla con il lancio di oggetti: vi lascio solo immaginare il seguito…
Quali sono il giocatore, l’allenatore e il presidente che più ti sono rimasti nel cuore?
Sono diversi i giocatori del Matera che mi hanno appassionato; alcuni di loro li ho anche affrontati durante le partitelle del giovedì fra la prima squadra e noi delle giovanili: ricordo, ad esempio, la classe di Alvaro Zian, la velocità di Roberto Genco (se ti scappava, non lo prendevi più). Quelli visti dalla gradinata, invece, che mi hanno divertito più di altri sono due in particolare: Gigi De Rosa e Roberto D’Ermilio. Vorrei citare anche Gigi Incitti, Aldo Gardini, Francesco Gigliotti, Franco Danza e Osvaldo Prete: quest’ultimo, soprattutto, mi diede il coraggio di farmi una puntura. Lo incontrai presso il vecchio ospedale di Matera; io avevo 10 anni e, vedendomi impaurito, mi incoraggiò dicendomi che un vero tifoso del Matera non ha paura degli aghi! L’unico giocatore della prima squadra con il quale, durante la mia militanza nelle giovanili, ho instaurato un rapporto di amicizia è stato Vincenzo Tagliente, una persona deliziosa prima ancora che un ottimo difensore: io giocavo nella Berretti e più volte lui veniva a casa a trovare me e mio padre, con il quale parlava sempre molto di calcio. La coppia di presidenti che ricordo con maggior affetto è quella formata da Mario Salerno e dal compianto Carlo Marinaro: il loro Matera ha rappresentato per anni il ricordo più bello ed emozionante per molti tifosi biancazzurri, soprattutto per quelli della mia età. Solo negli ultimi anni, con le vittorie del Matera di Tosto prima e di Columella dopo, abbiamo rivissuto gioie simili a quelle. L’allenatore che ricordo con maggior piacere, oltre a Florimbi, è di sicuro mister Cadregari (il suo Matera fatto di giovani giocava davvero bene). Ricordo con affetto anche mister Raimondi, che ho avuto la fortuna incrociare nelle giovanili. Un allenatore che mi sarebbe piaciuto conoscere è invece Ruggero Salar, scoperto grazie a Matera Calcio Story e a un articolo di Gianni Mura del 1968, riproposto qualche anno fa su un sito dedicato al calcio del passato.
Quali sono state la più grande gioia e la più grande delusione vissute da tifoso del Matera?
La gioia più grande il Matera me l’ha regalata quando vincemmo il doppio spareggio con il Gangi nel ’90: avevo 11 anni e ricordo che ascoltai in radio, nel garage di alcuni amici, la partita di ritorno giocata in Sicilia: al fischio finale corsi fuori dal garage per festeggiare con la bandiera biancoazzurra fatta cucire per l’occasione da mia nonna Maria. La delusione più cocente, inutile dirlo, è stata la sconfitta nello spareggio di Foggia contro il Savoia: io ero presente e ricordo la mestizia, quasi la rassegnazione con cui gran parte della nostra tifoseria raggiunse il capoluogo dauno. Meno cocente ma più beffarda fu la sconfitta contro il Como nei play-off del 2015: all’epoca vivevo a Berlino e i miei amici tedeschi non si spiegavano tutta la tensione che mostravo prima e durante la partita. E come avrebbero mai potuto capire? Io vedevo la finale per la serie B sempre più vicina e stavo vivendo uno dei momenti più alti della storia della mia squadra del cuore.
Cosa rispondevi a chi, come tutti noi fratelli biancoazzurri, negli anni bui ci sentivamo dire: “Ancora appresso al Matera vai”?
Perché? Voi rispondevate pure? Alla fine ti rendi conto che è una cosa che non si può spiegare. Mi sono sempre messo nei panni di chi mi ha visto mangiare prima del solito per andare a seguire la squadra, anche nei momenti peggiori (parlo soprattutto degli ultimi anni in terza, seconda o prima categoria). Posso confessarvi una cosa? L’emozione che mi dà il percorrere una strada nel deserto domenicale post-pranzo materano, con la sciarpa biancoazzurra al collo, mentre i turisti e gli stessi materani ti guardano incuriositi, per raggiungere altri folli come me che la domenica potrebbero dedicare il loro tempo ad altre attività è qualcosa di dannatamente poetico. È come tornare ragazzini, quando ci si prendeva le prime tremende cotte e si desiderava che quella sensazione di onnipotente spensieratezza non finisse mai.
Cosa si dovrebbe fare secondo te per riaccendere la passione per il Matera tra i giovani e i giovanissimi?
Penso che i risultati sul campo aiuterebbero molto, inutile negarlo: riaccenderebbero la passione non solo fra i giovani ma anche fra chi, deluso dai tanti fallimenti societari, ha perso la fiducia nel mondo del calcio locale. Negli ultimi anni, comunque, sto avendo la fortuna di collaborare con le società calcistiche che rappresentano il calcio materano: parlo dell’USD Matera Calcio 2019, prima, e del Matera Grumentum ora, sempre in qualità di gestore del sito web. Con l’USD, per esempio, avevamo avviato una rubrica per avvicinare la provincia di Matera (ma anche i comuni del Potentino dove ci recavamo per gli impegni di campionato) alla nostra squadra e comunque alla nostra città: una sorta di “operazione simpatia” rivolta ad altri comuni della regione nei confronti di Matera e del Matera. Per diversi motivi la cosa non è stata portata avanti; la stiamo riproponendo qui su L’Angolo Biancazzurro – Voce ai Tifosi (di cui faccio parte), attraverso la rubrica “Cartolina di una trasferta”, grazie all’impegno di Giuseppe Abbatino, redattore e guida turistica professionista, al quale do una mano per la redazione degli articoli.
Cosa pensi del presente e delle prospettive future del calcio materano?
Dopo tutti i fallimenti vissuti sulla nostra pelle, è ormai palese la poca lungimiranza di chi attende l’investimento dell’imprenditore di turno nel calcio, senza un obiettivo economico e sportivo raggiungibile per la realtà in cui viviamo. Io investirei prima di tutto nel settore giovanile, portando a Matera i giovani talenti della zona e facendoli crescere anche attraverso esperienze in prima squadra. Questo, ovviamente, potrebbe essere programmato meglio una volta raggiunti campionati di categoria superiore. Mi piacerebbe che un giorno il Matera divenisse una società ad azionariato popolare: è una cosa sicuramente non semplice da realizzare per una realtà piccola come la nostra ma nemmeno impossibile. Anche in questo caso occorre lungimiranza e visione: insomma, un gruppo di imprenditori che si facciano promotori dell’iniziativa e sappiano rendere appetibile una società calcistica di provincia.
Grazie Carlo e sempre FORZA BUE!